Editoriale

E anche oggi la spallata al governo domani

di Laura Tecce -


Alla fine l’assalto alle urne profetizzato dai promotori del referendum non c’è assolutamente stato. Siamo molto lontani dal raggiungimento del quorum, il 50% + uno degli aventi diritto: stavolta non li hanno visti arrivare davvero al seggio, gli elettori, e le uniche cabine piene sono state quelle degli stabilimenti balneari. Del resto sparare numeri come ha fatto alla vigilia il capogruppo dem al Senato Francesco Boccia o ancor di più personalizzare una consultazione referendaria – Renzi docet – non è mai una buona idea. Boccia aveva promesso tuoni e fulmini: “Se andranno a votare più di 12 milioni e 300 mila elettori, cioè il numero di coloro che hanno votato Meloni alle scorse politiche, sarà un primo avviso di sfratto”. Spiace, ma anche oggi, la spallata al governo domani. E mentre Schlein e il leader della Cgil Landini cercano di spiegare dove sono finiti quei milioni di voti, blaterando di “evidente crisi democratica”, il governo può dormire sonni tranquilli: il temuto “tsunami democratico” si è rivelato una spruzzata d’acqua, neanche frizzante. Liscia.


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