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L’IDENTITÀ UNIVERSALE – Ecco perché per Papa Francesco siamo fratelli tutti

di Andrea Canali -


Papa Francesco è entrato nel dodicesimo anno di pontificato: infatti, il giorno della sua elezione era il 13 marzo del 2013. Pertanto come di consueto il mercoledì si è presentato in piazza san Pietro di buon umore, ma leggermente affaticato; costretto, dalle circostanze, ad appoggiarsi al corrimano ed al bastone, per tenere la consueta udienza generale del mercoledì. Prima di dare lettura del testo dedicato alla “virtù” si è concesso come spesso accade un giro nella piazza infatti la giornata quasi primaverile sembra lo consentisse, essendo anche ben coperto dal suo cappotto bianco, per evitare colpi di freddo e ricadute di salute. Entrando nel merito del suo messaggio ha affermato: «Il capitolo sull’agire virtuoso, in questi nostri tempi drammatici nei quali facciamo spesso i conti con il peggio dell’umano, dovrebbe essere riscoperto e praticato da tutti. In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre».
L’anniversario del pontificato cade in un momento complesso dal punto di vista dei rapporti internazionali: non si è ancora spenta la reazione negativa di tanti governi (tedesco, lituano, polacco, ucraino) in merito alle sue dichiarazioni riguardo il conflitto bellico in Ucraina. In una intervista alla tv svizzera Francesco avrebbe detto che per il bene della moltitudine, Kiev dovrebbe avere il coraggio della resa e di alzare bandiera bianca. Una frase che ha mandato in fibrillazione le cancellerie occidentali,
Immediato è stato l’intervento correttivo della diplomazia del Papa, accorsa a spegnere la infiammata questione, facendo capire che il pontefice voleva solo dire che esiste un aggredito e un aggressore e che c’è bisogno di una pace giusta facendo tacere le armi, lasciando spazio ai negoziati. Intanto però l’equivoco ha alimentato numerose critiche anche perché non è la prima volta che il Santo Padre, parlando a braccio, si lascia andare a considerazioni spontanee, spesso percepite dalle parti in guerra come irritanti, o comunque sorprendenti. E’ accaduto sul fronte russo, così come – ultimamente – per il conflitto a Gaza. Israele ha reagito duramente, in due diverse occasioni, per chiedere spiegazioni. Anche in questo caso è spettato alla diplomazia vaticana smussare e cercare una via per ricomporre la questione. L’anniversario di pontificato si presenta pieno di annose questioni ma anche di prospettive e progetti. L’87enne pontefice ha dato disposizioni di organizzare viaggi a Verona, Venezia, in Belgio, a Papua Nuova Guinea in estate e poi in Argentina.
Viaggi molto impegnativi che continua a ripetere di voler portare a termine. L’ultima rassicurazione è stata fornita al neo presidente argentino Milei ricevuto in Vaticano il mese scorso, per la beatificazione della prima santa argentina. A Kiev, invece, nonostante gli inviti reiterati della chiesa ucraina e del governo ucraino, non pensa di andare, a meno che non si apra la possibilità di viaggiare, contestualmente, anche a Mosca. Cosa del tutto esclusa al momento, dati i rapporti ecumenici con il Patriarcato di Mosca ai minimi storici per via del discusso documento che riguarda le benedizioni alle coppie gay.
Nel frattempo, l’attuale situazione internazionale sembrerebbe essere piuttosto mutevole: Hamas avrebbe accettato, seppur con riserva, il piano americano per una tregua in merito alla situazione nella striscia di Gaza senza contare, e non è poco, che alle prossime elezioni presidenziali americane di novembre, vedremo di nuovo, dopo quattro anni, una sfida tra il democratico Biden ed il repubblicano Trump. Papa Francesco è consapevole della delicatezza del momento e delle sfide globali in campo che stiamo vivendo, ma il suo messaggio rimane universale, che in sostanza è la cifra stilistica del suo intero pontificato, ossia, che l’unica via per l’umanità è la pace e la fraternità, perché siamo fratelli tutti.


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