Cultura & Spettacolo

Elisa Barucchieri: “I passi forti ma intimi e fragili”

di Nicola Santini -


Venerdì prossimo, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma, si terrà la III edizione del “Premio Eccellenze Art d’ Or” intitolata: “Dalla Storia al Contemporaneo, tra Miti e Progettualità per l’Internazionalizzazione del Made in Italy”. Tra i premiati spicca Elisa Barucchieri, danzatrice e coreografa di fama internazionale. Alla vigilia del ritiro del prestigioso riconoscimento, la poliedrica artista si racconta a L’Identità.
Elisa, come nasce la tua passione per la danza?
Non ne ho idea. È così,da sempre. Sono mossa dal mistero del corpo, dalla condivisione della vibrazione del corpo. Non riesco a vivere senza lavorare per questa ‘costruzione di ponti’ tra scena e platea, tra creazione artistica e spettatore. Ponti creati da respiri trattenuti e sussulti del ventre, da fatica fisica, sforzo, sudore, delicatezza, leggerezza, vulnerabilità, coraggio fisico e coraggio di essere intimi e fragili, in un tempo sospeso e con un sentire dell’anima che va oltre le parole, e dove queste non arrivano, appunto.
A quale progetto ti stai dedicando attualmente?
Sarebbe bello dire che c’è un solo progetto, ma ce ne sono sempre tanti, sovrapposti, tutti emozionanti e differenti. Ed io che rincorro tutto, senza tregua! Ci sono i progetti a lungo termine, che richiedono cura e attenzione ogni giorno e tanta lungimiranza, e poi ci sono quelli a medio e breve termini e le urgenze, che stravolgono sempre anche le migliori intenzioni.
Partiamo da quelli a lungo termine?
C’è la compagnia di danza, ResExtensa Dance Company, che dal 2022 è riconosciuta come Centro Nazionale per la Danza. Un grande onore e tanta responsabilità. Vuol dire avere cura non solo della parte creativa di una compagnia, ma anche di programmazione e offerta di spettacoli di altre compagnie, sostegno a nuove proposte e giovani artisti, progetti di formazione per professionisti e per tutta la comunità, tutto l’anno. E’ molto emozionante ed abbiamo la collaborazione di grandi artisti accanto a noi, e un anno ricco di appuntamenti e opportunità in tutta la Puglia. Oltre a spettacoli ed eventi della compagnia sul territorio nazionale e oltre confine.
Tra i progetti a medio termine?
Abbiamo vari spettacoli della compagnia: già a fine aprile abbiamo una mini tournée in Puglia e poi un bel progetto con il Liceo Coreutico L. da Vinci di Bisceglie che sfocia nella visione di un nostro lavoro, Non Tutti Sanno Che…, nel Giorno Mondiale della Danza, il 29 aprile. Allo stesso tempo, stiamo lavorando su una nuova produzione, Nest, con la quale siamo aggiudicatari di una bellissima residenza con il progetto HERMES_INCREASE (Programma Interreg IPA CBC Grecia – Italia 2014/2020), e a breve partiranno altre tournée italiane anche di altri lavori, Puzzle e Sound Silence-Partitura in Versi. Poi, un meraviglioso progetto fotografico sul quale lavoro da oltre 10 anni con il fotografo Dario Binetti, è appena stato ospitato con una solo exhibition nella prestigiosa Bargehouse Gallery di Londra, e a maggio sarà a Venezia per un mese. Ma tutte queste belle cose vengono completamente travolte dalla bellissima, importante emozionante commissione che ho ricevuto, di ideare e curare le parti spettacolari del Corteo Storico di San Nicola.
Com’è nato quest’ultimo progetto?
Tramite affidamento diretto da parte del Comune di Bari ed è un grandissimo onore, ma ancora di più, una grandissima responsabilità! Le festività di San Nicola sono tra le più importanti e partecipate d’Italia, e nei miei 4 anni di direzione artistica pre-pandemia, siamo giunti addirittura a oltre 200.000 spettatori. Il prossimo 7 maggio presenterò un grande spettacolo ispirato alla narrativa delle sue gesta e dei suoi miracoli. Danza a terra, danza aerea, acrobatica, narrazione, proiezioni, importanti giochi di luce. Sarà un lavoro che coinvolge almeno un centinaio di persone e sento l’aspettativa. E anche la strizza.
Tornando indietro, c’è qualcosa che non rifaresti oppure che faresti in modo differente?
Tantissime cose, sì. Tornando indietro, direi a quella giovane sognatrice di essere meno insicura, o di accettare l’insicurezza come sfida, e guardare i difetti, come occasioni per migliorare.

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