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Emanuela Orlandi: 40 anni di mistero e di ricerche senza soluzioni

di Eleonora Ciaffoloni -

Un momento in piazza del Sant'Uffizio durante sit-in per Emanuela Orlandi nel giorno del suo compleanno, Roma 18 gennaio 2020. ANSA/GIUSEPPE LAMI


Era il 22 giugno 1983 quando a Roma la 15enne Emanuela Orlandi sparì. Sono passati esattamente quarant’anni ma, in tutto questo tempo, non si è mai riusciti ad arrivare una verità su quello che è stato il destino di Emanuela.

Emanuela Orlandi scompare verso le 19 del 22 giugno 1983, dopo essere uscita da una scuola di musica. La ragazza è la figlia di un messo della prefettura della Casa pontificia ed è cittadina del Vaticano. Le ricerche partono immediatamente, la città di Roma viene tappezzata dai manifesti con il volto della giovane, ma di lei nessuna traccia. Per oltre dieci anni non emergeranno mai elementi concreti e la prima inchiesta sulla sparizione viene chiusa nel luglio 1997.

Eppure, negli anni, i riflettori sul caso non si spengono. Una prima apparente svolta  si registra in occasione di una puntata del programma ‘Chi l’ha visto?’ quando giunge una telefonata anonima che invita a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant’Apollinare: ma il defunto è Enrico De Pedis, uno dei boss della Banda della Magliana, ucciso nel 1990. Nel 2012 viene anche aperta la tomba di De Pedis ma nulla di concreto emerge per le indagini investigative.

Si arriva dunque al marzo del 2019, quando un’istanza viene presentata dal legale della famiglia Orlandi al Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, per avere informazioni su una tomba del cimitero teutonico alla Santa Sede e per individuare chi risulta sepolto. Autorizzazione che arriva pochi mesi dopo con il Vaticano che dispone l’apertura. Una ricerca senza risultati: i frammenti rinvenuti sono databili a epoca anteriore alla scomparsa della ragazza.

Voci, testimonianze inattendibili e piste fasulle si susseguono per quarant’anni, nel corso dei quali i familiari della ragazza scomparsa hanno sempre lottato per sapere la verità, contro mille depistaggi e troppe voci infondate. Su Emanuela nessuna notizia e, nel frattempo, tre papi si sono susseguiti nel tempo, senza mai arrivare a una pista vera.

Gli ultimi atti della vicenda arrivano ai giorni nostri: a gennaio il promotore della giustizia Vaticana, Alessandro Diddi, ha aperto un fascicolo sulla vicenda, sulla base di una serie di istanze presentate in passato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela: “Da tantissimi anni chiediamo una collaborazione per arrivare a una soluzione finale. Che vengano aperte le indagini è una cosa molto positiva”.

E non solo, l’ultima notizia sul caso arriva proprio oggi. L’ufficio del Promotore di giustizia dello Stato Vaticano ha trasmesso alla procura di Roma tutta la documentazione relativa al caso: “È un primo passo l’attività svolta dal Vaticano. Mi auguro che la documentazione fornita alla Procura di Roma sia rilevante e che il Vaticano continui a collaborare fattivamente con la Procura stessa. Sono tante le cose da chiarire, mia sorella merita verità e giustizia”, il commento di Pietro Orlandi.


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