Economia

Equo compenso, così si torna indietro di dieci anni

di Redazione -


“L’approvazione alla Camera del disegno di legge sull’equo compenso è un passo in avanti molto importante sulla strada dell’ampliamento delle tutele dei professionisti. Stiamo valutando in Commissione al Senato su come superare alcune questioni rimaste aperte tra le quali quelle relative alle sanzioni per chi non rispetta la normativa. In particolare il dibattito si è incentrato sul ruolo che gli ordini potranno esercitare su questo delicatissimo punto, Personalmente credo che se un professionista accetti un compenso inferiore ai minimi previsti debba essere l’ordine stesso a intervenire”. Così Nazario Pagano, Forza Italia, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama nel corso del webinar “Equo compenso è quasi legge. Giusta tutela per i professionisti o ulteriore vincolo?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

Per il capogruppo del M5s in Commissione Finanze al Senato, Emiliano Fenu, “la necessità di intervenire sul tema dell’equo compenso è stata assolutamente condivisa anche dal Movimento 5 stelle che ha confermato non solo il proprio placet al provvedimento licenziato dalla Camera, ma più volte ha cercato di intervenire per migliorarne i contenuti. Con estremo rammarico abbiamo registrato una certa fretta con la quale si è proceduto nella redazione del testo, probabilmente giustificata da un’ansia che attanaglia le commissioni di dover approvare in tempi stretti i continui decreti provenienti dal governo e con una certa agitazione elettorale di qualche partito. Questo modo di operare ha creato problemi sull’aspetto sanzionatorio. Non solo c’è il rischio che il professionista si trovi a subire il danno di un pagamento inadeguato ma potrebbe anche subire la beffa di un provvedimento disciplinare”.

Perplessità condivise anche da Rosa Menga,deputata di Europa Verde in Commissione Lavoro a Montecitorio: “La proposta sull’equo compenso è sicuramente un ottimo punto di partenza e bisogna sottolineare come sia stata una delle pochissime promosse su iniziativa parlamentare. Straordinaria eccezione in un momento storico in cui il governo procede a colpi di decreti e voti di fiducia. Tuttavia emergono alcuni limiti in questa proposta così come è evidenziato anche nel corso delle audizioni in Commissione. Il grande assente nella previsione del testo è proprio il rapporto tra le diverse committenze e i professionisti che non consente di sottolineare se le principali difficoltà negoziali si registrino con la pubblica amministrazione oppure se le criticità si annidino nella committenza privata”.

La mancanza di sufficiente confronto nella fase preparatoria è stata evidenziata dall’ex sottosegretario all’Economia, Alessio Mattia Villarosa, componente della Commissione Finanze alla Camera: “Le problematiche relative al testo della proposta di legge sull’equo compenso per i professionisti sono chiare ed evidenti. Ritengo assolutamente opportuno aprire un confronto con coloro che saranno i destinatari della normativa, vale a dire il mondo delle professioni, per individuare insieme quali siano le parti da migliorare”.

Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Antonio Moltelo, commercialista e revisore dei conti dell’Odcec di Nola: “L’equo compenso per i professionisti è ad un passo dal traguardo anche se il disegno di legge nasconde ancora dei punti di criticità, in primis quelli relativi al ruolo che gli ordini professionali ricopriranno nel meccanismo sanzionatorio per chi non rispetta la norma. La battaglia si gioca tutta lì, su controlli e sanzioni. Bisogna fare chiarezza massima su come si procederà e chi saranno i soggetti che si troveranno a svolgere questo compito”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longon,consigliere d’amministrazione della Cnpr: “Per tracciare un profilo corretto nella vicenda dell’equo compenso è bene ricordare i diversi passaggi che si sono succeduti negli anni nel regolare questa materia. Nel 2011 sono state abrogate le tariffe professionali in nome del libero mercato. Se pur non sempre in uso, si trattava di un meccanismo che offriva un elemento prezioso di paragone. Successivamente il legislatore ha emanato, con decreto ministeriale, nuove tabelle per le liquidazioni dei compensi da parte dell’autorità giudiziaria riproponendo, nei fatti, il meccanismo delle tariffe. Con la scomparsa delle tariffe ufficiali si è dato vita al classico esempio di abuso di posizione dominante con i professionisti che si sono ritrovati parte contraente debole rispetto alle grandi committenze e a quelle più solide come la pubblica amministrazione”.


Torna alle notizie in home