Attualità

Eredità Agnelli: “Margherita mette all’angolo i tre figli”

di Ivano Tolettini -


Rimettere in discussione l’eredità della madre Marella ed a cascata la ricchissima successione del padre Gianni. Dopo diciassette anni Margherita Agnelli (nella foto) avrebbe trovato la chiave di volta per mettere all’angolo giuridico i tre figli (Jhon, Lapo e Givenvra) avuti dal giornalista Alain Elkann, padroni del 100% della cassaforte Dicembre con cui controllano la holding Exor spa (fatturato 41 miliardi di euro), che ha in pancia una quota rilevante di Stellantis (nata dalla fusione di Fiat, Chrysler e Peugeot), la Juventus, il gruppo editoriale Gedi (Repubblica e La Stampa) e molto altro. I motivi depositati venerdì dal Tribunale del Riesame di Torino che respinge il ricorso degli Elkann, del commercialista di riferimento, Gianluca Ferrero, e del notaio svizzero Urs von Grünigen – indagati per concorso in frode ai danni del Fisco italiano ed altro – segnano un punto di potenziale svolta nel braccio di ferro legale. Vediamo perché. I giudici Luca Ferrero e Giancarlo Capecchi scrivono che è “verosimile”, dunque conforme al vero (andrà comunque provato in aula), che i fratelli John, Lapo e Ginevra sapessero della frode fiscale, vale a dire del presunto mancato pagamento delle tasse di successione sull’eredità di Marella perché consapevoli che la loro nonna non risiedeva stabilmente in Svizzera, bensi negli ultimi anni, quand’era malata, aveva vissuto soprattutto a Torino a villa Frescot. “La frode – osservano i giudici, accogliendo il punto di vista dei Pm Marco Gianoglio (aggiunto) e dei sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti – è stata verosimile oggetto di dolo in capo a tutti e tre i fratelli Elkann, i quali si è visto come fossero in ottimi rapporti con la nonna e come ne conoscessero abitudini e problematiche di salute che rendevano prevalente la sua permanenza in Italia anziché in Svizzera”. Come avrebbero testimoniato i domestici di casa Agnelli .La convinzione dei giudici, che hanno mutato orientamento rispetto al sequestro dei documenti di febbraio, quando accolsero il ricorso dei legali degli Elkann, è che “di fronte al decesso della congiunta è verosimile che abbiano avallato, con doloso volontà adesiva, le strategie già suggerite e realizzate con la fattiva assistenza di Gianluca Ferrero, il commercialista di famiglia e presidente della Juventus, ndr)”. Del resto, come altrimenti spiegare, scrivono in sentenza di magistrati, il fatto che solo nel 2023, quattro anni dopo la morte di Marella a Torino, “gli Elkann si sono precipitati a dichiarare in tutta fretta le risorse incamerate dalla defunta nonna”? Certo, gli avvocati difensori respingono questa tesi e faranno ricorso per Cassazione, anche se corrono il rischio che qualora i giudici di legittimità confermassero il Riesame, si formerebbe il cosiddetto “giudicato cautelare” che equivarrebbe a una prova importante da scalfire. La loro tesi è che il mancato versamento dell’imposta di successione non è un illecito penale, bensì amministrativo. Tuttavia, qualora venisse provato che Marella risiedeva in Italia e non in Svizzera, i patti successori sottoscritti nella Confederazione e indicati in atti come Ginevra III, Thun I e Thun II risulterebbero carta straccia in Italia e di conseguenze si rimetterebbe moto tutto. A tal punto che per valutare le rendite di Marella Agnelli e individuare le tasse che avrebbe dovuto pagare in Italia, potrebbero essere presi in considerazione dai magistrati anche i documenti relativi alla cassaforte Dicembre e ridiscutere il famoso accordo transattivo firmato nel 2004 da Margherita con i tre figli più grandi riguardo all’eredità dell’Avvocato. Insomma, un terremoto finanziario che potrebbe consigliare gli Elkann, passata la buriana, di mettersi al tavolino con la madre e versarle alcuni miliardi in modo tale da chiudere definitivamente la partita. Che, evidentemente, non si era conclusa con il versamento di 1,2 miliardi con la morte del padre-nonno Gianni, quando però la Fiat non era in buone acque e per questo Margherita aveva preferito uscire di scena, salvo poi pentirsi quando nel 2007 chiese il rendiconto dell’eredità paterna a Franzo Grande Stevens e a Gianluigi Gabetti. Nel frattempo, però, John Elkann aveva interrotto il rapporto di collaborazione con Serge de Pahlen, secondo marito di Margherita da cui ha avuto altri quattro figli – che lei vuole tutelare con le azioni legali -, ed era entrato in scena Sergio Marchionne che aveva fatto la fortuna degli Elkann con l’operazione Chrysler, bendetta da Barak Obama. Ma questo, forse, è un altro film finanziario della dynasty.


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