Economia

Evasione IVA, faccenda complessa?

di Marco Travaglini -


Tra il 2017 e il 2021, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nella Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, l’evasione dell’IVA si è, fortunatamente, dimezzata: il rapporto percentuale tra “evaso” e “dovuto” (la così detta “propensione al gap”) è calato dal 26,6% al 13,8% (negli anni ’80-’90 era di circa il 35%), portando l’evasione IVA da circa 36 mld di euro nel 2017 a circa 18 mld nel 2021. Un articolo pubblicato nel mese di marzo scorso dall’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani (a firma, tra gli altri, dell’autorevole Cottarelli), sottolinea come tale Relazione abbia quantificato l’evasione confrontando un metodo “top-down” (paragone del gettito IVA teorico con quello potenziale complessivo in assenza di evasione) con la stima della Commissione Europea, la quale, pur utilizzando metodologie simili, ha comunque evidenziato un calo oggettivo dell’evasione, ed elenca i vari fattori/strumenti che hanno fortemente contribuito a ridurre l’evasione: lo split payment, operativo dal 2015 (l’ente pubblico versa direttamente l’IVA rispetto al venditore di beni o servizi); il sistema di reverse charge, ampliato nel 2018, che obbliga l’acquirente a versare l’IVA; la fattura elettronica e, più in generale, i pagamenti elettronici. Non sono mancate opinioni e osservazioni discordanti, come quella del Prof. Visco sulle ragioni del calo (per il quale, la causa della minore evasione sarebbe dovuta al sistema forfettario) o del Sottosegretario Siri (gennaio ’24), rispetto alle considerazioni del Prof. Boria, il quale sottostima i dati delle Relazione tecnica del Ministero. Ma c’è un dato, sempre presente negli anni come una costante, che nessuno considera correlato nonostante sia espressamente evidenziato dalla stessa Relazione tecnica: il fatto che il “mancato versamento” (MV), ossia ciò che viene dichiarato e non pagato, è quasi sempre superiore ad un terzo di tutta l’evasione IVA (circa quasi 10 mld sui 36 dell’evaso nel 2017 e quasi 6 dei 18 evasi nel 2021). Si ritiene dunque che i (bravi) contribuenti la dichiarino, ma non riescano a pagarla. Inoltre, confrontando l’MV-IVA con l’MV-Irpef, la differenza è enorme: sempre sotto al 6% del totale la seconda.
L’evasione dell’IVA, quindi, non può essere interpretata sic et simpliciter come il tentativo dell’imprenditore-furbetto (soprattutto se piccolo) di sottrarsi ai proprio doveri contributivi, condotta da punire severamente, ma va analizzata nel quadro d’insieme, complesso, del sistema impresa, dove il credit crunch, le politiche di austerità, il calo dei margini e dei consumi hanno comportato una mancanza di liquidità devastante, soprattutto per le PMI, il cui capitale sociale non riesce mai a sopperire tale mancanza stessa. Insomma, l’evasione IVA non è solamente un problema di illegalità diffusa ma, anche, l’inevitabile risultato di un sistema di liquidità/marginalità che scricchiola da decenni.


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