Ex Ilva: di nuovo l’ombra Cig, al palo l’ipotesi Baku Steel
Appare cristallizzata la situazione dell'acciaieria di Taranto: finora nessuno sbocco positivo
Tentativi di sblocco ma un clima di impasse nel quale fatica a fare significativi passi in avanti una trattativa complessa: oggi per l’ex Ilva di Taranto, a Roma un ennesimo incontro tra ministero, Regione Puglia e Comune di Taranto per definire un accordo definitivo sul futuro dello stabilimento, con particolare attenzione alla decarbonizzazione, alla sostenibilità e alle misure a favore dei lavoratori.
Il governo, rappresentato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dal ministro del Lavoro Marina Calderone, ha confermato come in precedenza l’impegno per il rilancio della siderurgia e la tutela dell’occupazione, assicurando anche la copertura finanziaria tramite un decreto legge per il proseguimento delle attività e mantenendo le condizioni per la cassa integrazione guadagni: le condizioni per la cassa integrazione sono state mantenute come strumento di tutela temporanea in attesa di sviluppi.
Lavoratori in impasse
I lavoratori coinvolti a Taranto sono circa 8mila, con un indotto che coinvolge migliaia di altri lavoratori, per un totale stimato di oltre 20mila posti di lavoro legati all’acciaieria.
I sindacati sono rimasti delusi e critici: l’incontro non ha portato novità significative e la trattativa con l’ipotetico acquirente Baku Steel è vista come piena di debolezze. I sindacati sottolineano che il governo appare subordinato a questa trattativa senza fornire garanzie concrete sul futuro occupazionale e industriale e hanno inoltre espresso preoccupazione per il fatto che il tempo per trovare soluzioni sta scadendo e che un eventuale rinvio sarebbe negativo.
Baku Steel è l’acquirente giusto?
Come ha già scritto L’identità, l’ipotesi Baku Steel presenta diverse incertezze principalmente legate alle limitate capacità produttive e al profilo industriale dell’azienda azera. Baku Steel ha una capacità produttiva annua di circa 800mila tonnellate di acciaio, molto inferiore rispetto ai 6 milioni di tonnellate che l’ex Ilva dovrebbe raggiungere per sostenere il rilancio dello stabilimento di Taranto. Inoltre, è specializzata in mini acciaierie a forno elettrico e produce principalmente acciaio per il settore edilizio e petrolifero, mentre l’ex Ilva produce acciaio a ciclo integrato con altoforno e si rivolge a mercati diversi come automotive e cantieristica, con prodotti piani ad alto valore aggiunto.
Fattori che sollevano dubbi sulla capacità di Baku Steel di gestire e rilanciare un impianto siderurgico di grandi dimensioni come quello di Taranto, sia dal punto di vista tecnologico che produttivo. Inoltre, la proposta di Baku Steel è legata all’installazione di un rigassificatore galleggiante nel porto di Taranto per affrontare i costi energetici, un aspetto che aggiunge complessità e introduce nel quadro generale questioni di eventuali frizioni politiche non da poco.
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