Francesca Pascale madrina del Pride Village di Padova: “I diritti non hanno colore politico”
Madrina d'eccezione, dal palco, un intervento forte sui diritti civili, contro l'omofobia e le derive di certa destra e sinistra.
Madrina d'eccezione, dal palco, un intervento forte sui diritti civili, contro l'omofobia e le derive di certa destra e sinistra.
È stata Francesca Pascale la madrina della XVIII edizione del Pride Village di Padova, che ha aperto oggi i battenti alla Fiera con un grande evento inaugurale. Attivista berlusconiana di ferro ma mai allineata alle posizioni più estreme, Pascale è salita sul palco con un discorso potente, emozionale e profondamente politico. Un discorso che ha toccato il cuore della platea, e che ha tracciato una linea netta tra chi difende la libertà e chi, da destra come da sinistra, continua a minacciarla.
Nel suo intervento, la Pascale ha dedicato parole forti alle famiglie: a quelle che hanno perso figli e figlie perché rifiutati, a quelle che amano senza condizioni, e a quelle che oggi possono dire “mio figlio è gay” senza abbassare lo sguardo. “La vergogna non è mai nell’amore, ma nel pregiudizio”, ha affermato, con un tono che ha commosso il pubblico.
Ma non è mancata la parte più dura e di denuncia, dove l’attivista ha scelto di mostrare il volto reale della politica italiana: parole pronunciate contro la comunità LGBTQIA+, provenienti sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Da Giorgia Meloni a Roberto Vannacci, da Daniela Santanchè a Gasparri e Giorgetti, ma anche da Paola Binetti, Marco Rizzo e Luigi Marattin. “Le parole restano – ha detto – e ogni volta che una figura pubblica pronuncia frasi come queste, autorizza qualcuno a colpire, odiare, emarginare. E a volte, a uccidere.”
Francesca Pascale ha poi lanciato cinque richieste chiare alla politica italiana: diritti civili votati all’unanimità, matrimonio egualitario, riconoscimento del reato di omotransfobia, educazione sessuo-affettiva nelle scuole e diritto di fare famiglia prescindendo dal genere.
A chi, negli anni, l’ha voluta usare come simbolo scomodo per colpire il centrodestra dall’interno, Pascale ha risposto con coerenza. Rivendica con forza la sua identità di donna di destra, ma lo fa prendendo le distanze da derive estremiste e identitarie, così come da una sinistra che, parole sue, “ha corteggiato certi valori come se fossero un presidio esclusivo”. Per lei, invece, la battaglia per i diritti è trasversale, e riguarda tutti.
“Non solo al Pride, non solo in un giorno o in un mese, ma ogni giorno”, ha concluso. Un appello alla responsabilità quotidiana, al rispetto reciproco e al potere delle parole.
Infine, un omaggio alla parte più fragile della comunità: quella trans, “che subisce violenze e abusi ogni giorno”. E un augurio per tutti: essere “puri come colombe e audaci come aquile”. Proprio come il Pride Village, che oggi compie 18 anni e diventa maggiorenne.
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