Esteri

G20: il vertice di New Delhi all’insegna delle divisioni

di Ernesto Ferrante -


Il G20 di New Delhi all’insegna delle divisioni. Trattative senza sosta sulla dichiarazione finale. Modi fa gli onori di casa al forum dei leader mondiali con sullo sfondo lo scontro Usa-Cina-Russia.

Da forum dei leader ad arena politica. Non inizia sotto i migliori auspici il vertice di due giorni del G20 di New Delhi. Da quando l’India ne ha assunto la presidenza, non è riuscita a creare un consenso ampio e stabile attorno a nessuno dei punti di discussione più importanti.
“Benvenuti nell’incredibile India! Con la sua ricca cultura, il suo vibrante patrimonio e l’impareggiabile ospitalità. Un sincero abbraccio per i leader e delegati ospiti del G20”, ha detto il premier indiano Narendra Modi in un video sui social. Fittissima la sua agenda, con ben quindici bilaterali. L’agenzia Pti ha elencato quelli Biden, Hasina, Meloni, Scholz, Sunak e Kishida. Previsto anche un pranzo di lavoro in chiusura Macron.
“L’India è lieta di ospitare il 18° vertice del G20 presso l’iconico Bharat Mandapam di Nuova Delhi. Questo è il primo vertice del G20 ospitato dall’India. Attendo con ansia discussioni produttive con i leader mondiali nei prossimi due giorni”, ha sottolineato il leader ultranazionalista, che vorrebbe capitalizzare il “peso” di una vetrina così importante anche sul fronte interno, in termini elettorali.
La nota più dolente è rappresentata dal comunicato finale, rispetto al quale esistono delle divergenze che riguardano i termini da usare sul conflitto in Ucraina e il tema della riforma delle istituzioni finanziarie internazionali. La dichiarazione conclusiva è chiusa tranne che per il punto sull’Ucraina. Al momento non è chiaro se sarà un testo “a 20, a 18 più 2 o 19 più 1”, hanno fanno sapere fonti diplomatiche italiane, sottolineando che l’obiettivo è di chiudere su un testo che riprenda la dichiarazione di Bali dello scorso anno.
Mosca ha accusato l’Occidente di pressare le autorità indiane “per fare in modo che i loro approcci unilaterali alla situazione ucraina si riflettano nei documenti finali del vertice”.
Linea della prudenza da parte degli Usa. “E’ troppo presto per dire” se si riuscirà ad arrivare ad una dichiarazione congiunta, ha dichiarato il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, parlando con i giornalisti in aereo al seguito del presidente Joe Biden.
“Gli Stati Uniti sono pronti a fare la loro parte per arrivare a una dichiarazione congiunta e pensiamo si debba arrivare a una dichiarazione congiunta – ha sottolineato – La domanda è: saranno tutti i Paesi responsabili? Costruttivi? Se la risposta è sì, allora avremo una dichiarazione congiunta. Ma è troppo presto per dirlo”.
Secondo il consigliere della Casa Bianca, i funzionari americani “hanno lavorato tutto il giorno e tutta la notte negli ultimi giorni sulla dichiarazione congiunta. Gli Stati Uniti sono entrati in gioco con un’immensa buona volontà di produrre consenso”, portando “uno spirito di compromesso”. Per Sullivan, l’appuntamento indiano rappresenta “un momento fondamentale per la cooperazione globale in un momento che è critico”. Dubbi sulla possibilità di arrivare ad una “sintesi” che soddisfi tutte le parti sono stati espressi anche dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. “I negoziati sono ancora in corso” e in questa fase “è difficile prevedere se ci sarà un accordo”, ha riferito Michel. “Non vedo l’ora di accogliere l’Unione Africana come membro permanente del G20 e sono fiero che l’Ue abbia reagito immediatamente in modo positivo per sostenerne la candidatura”, ha rimarcato il presidente del Consiglio Europeo.


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