Attualità

Gattuso, Mancini e gli altri: la corsa alla panchina della Nazionale

di Giovanni Vasso -


Un Ringhio a Coverciano: dopo il “no” di Claudio Ranieri, la Federazione avrebbe intenzione di virare su Gennaro Gattuso offrendo all’ex centrocampista del Milan, già campione del mondo nel 2006 con gli azzurri, la panchina della Nazionale. Ma le ipotesi in ballo sembrano essere tante e al presidente Gabriele Gravina ora tocca sfogliare la margherita dei candidati e dei papabili. Con la consapevolezza che, se i nomi son quelli che girano, rischia di non accontentare una “piazza” delusa dalle ultime prestazioni e, soprattutto, sfiduciata e sempre più disaffezionata alla rappresentativa nazionale.

Ringhio e i suoi fratelli del 2006

Non c’è, infatti, solo Gennaro Gattuso in pole per guidare la barca della Nazionale. Gattuso, reduce da un’annata in saliscendi alla guida dell’Hajduk di Spalato, fino terzo nel campionato croato, è in ottima compagnia. Ci sono infatti alcuni tra i suoi ex compagni di squadra al tempo della spedizione tedesca. C’è Daniele De Rossi, reduce dall’esperienza alla guida della sua Roma terminata, quest’anno, con l’esonero e il subentro di Ivan Juric sostituito, a sua volta, da Claudio Ranieri. C’è Fabio Cannavaro che da tecnico ha vinto molto, già, ma solo nelle sue esperienze all’estero, soprattutto in Cina. In Italia, tra Benevento e Udinese, l’ex difensore di Napoli, Parma, Juve e Real non ha davvero inciso. In fondo, a bassa voce, lo diciamo da tempo. Quella generazione di (grandi) fenomeni in campo non sembra finora essere riuscita a dimostrarsi all’altezza del suo blasone passando dal rettangolo verde alla panchina.

Non escludo il ritorno

E poi c’è Roberto Mancini, l’eurocondottiero di Wimbledon che si fece aspirante sceicco e intossicò il Ferragosto degli italiani scegliendo le sirene dell’Arabia Saudita e abbandonando la Nazionale al suo destino. Un voltafaccia che i tifosi non hanno scordato. Ma a cui il tecnico jesino sembrerebbe intenzionato a porre rimedio. Un ritorno, dunque. Chissà se gli sarebbe tutto perdonato. Acerbi, per molto meno, è finito additato al pubblico ludibrio. In maniera, forse, fin troppo ingenerosa. Ma tant’è. Il nome di Mancini, già spuntato pure per la corsa alla panchina della Juventus quando la società giubilò Thiago Motta, è tornato di feroce attualità.


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