Esteri

Giappone pro Lgbt: “L’obbligo di sterilizzazione è incostituzionale”

di Martina Melli -


Fin ora in Giappone, in base a una legge del 2004, le persone che desideravano cambiare sesso dovevano prima subire la sterilizzazione. Questa terribile pratica ora non verrà più messa in atto perché la Corte suprema del Paese ha sentenziato che la normativa è incostituzionale. La legge infatti esigeva l’incapacità riproduttiva a chiunque volesse cambiare il proprio sesso.

La sentenza è arrivata in seguito alla lunga lotta di una donna transgender e grazie al supporto dell’associazione per i diritti umani Human Rights, che ha definito la pratica antiquata e lesiva. “Questa sentenza sostiene i diritti alla salute, alla privacy e all’autonomia corporea delle persone trans in Giappone”, ha detto alla BBC Kanae Doi, direttore giapponese di HRW.

La nuova sentenza annulla un verdetto del 2019 che dichiarava la legge costituzionale. Il Giappone è uno dei 18 paesi che impongono l’intervento di sterilizzazione, un requisito a cui si oppone anche l’Organizzazione mondiale della sanità. È anche l’unica nazione del Gruppo dei Sette (G7) a non riconoscere legalmente le unioni tra persone dello stesso sesso.

Nonostante ciò, sembra che le cose nel Paese stiano cambiando: recenti sondaggi hanno infatti mostrato un crescente sostegno per le leggi a favore delle persone Lgbtq+, sebbene permanga l’opposizione da parte dei conservatori, in politica e nella società giapponese. All’inizio di questo mese, un tribunale locale per la famiglia si è pronunciato a favore di un uomo transgender, il generale Suzuki, che ha chiesto di poter cambiare legalmente il suo genere senza doversi sottoporre all’intervento chirurgico. Il giudice ha dichiarato che l’attuale legge viola l’articolo 13 della Costituzione che stabilisce che tutte le persone devono essere rispettate come individui.


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