Attualità

Giornata Nazionale delle Periferie. Intervista ad Alessandro Battilocchio

di Giuseppe Ariola -


Presidente Battilocchio, oggi si celebra per la prima volta la Giornata Nazionale delle Periferie, istituita con una sua proposta di legge. È soddisfatto di questo risultato?

“Credo che sia un bel messaggio di attenzione che si lancia alle periferie italiane che si inserisce, però, all’interno di un percorso iniziato con l’avvio di questa legislatura, quando il Parlamento all’unanimità ha condiviso una mia proposta per l’istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle Periferie. Per quanto riguarda questa Giornata, va intesa come un segnale importante, perché una delle richieste che ci viene fatta quando andiamo nelle periferie italiane è quella di dare continuità a questa azione oggettiva di attenzione rispetto. Dal 5 novembre del 2024, con la legge 170, questa attenzione è anche inserita in una norma specifica dello Stato che istituisce questa giornata. Ovviamente, non esaustiva di per sé, ma di certo rappresenta un momento per fare il punto sulle tantissime progettualità in corso in tutto il territorio nazionale. Inoltre, è un’occasione per mettere in luce le tante problematiche, criticità, aree di vulnerabilità ancora in essere, anche perché paghiamo un gap di attenzione durato decenni in cui intere aree del nostro Paese sono state tralasciate dall’azione delle istituzioni. E per valorizzare eccellenze ed esperienze positive, che incontriamo ogni giorno sul territorio. Che bello vedere che in tutta Italia in questi giorni si stanno organizzando convegni, iniziative, momenti di riflessione, tavole rotonde, feste, sotto l’egida degli enti locali, delle parrocchie, delle associazioni culturali e di volontariato. Una data, quella del 24 giugno, molto simbolica: il 24 giugno 2014 veniva infatti tragicamente uccisa a Parco Verde la piccola Fortuna Loffredo: da quel dramma deve però partire una stagione di ancora maggiore impegno e azione per rimettere finalmente le periferie al centro”.

La Commissione che presiede raccoglie le istanze che giungono dai territori ed è impegnata anche a individuare soluzioni. Quali sono i principali problemi con i quali siete chiamati a far fronte?

“Pochi giorni fa abbiamo approvato all’unanimità la relazione intermedia sull’attività della Commissione. Un documento importante che mettiamo a disposizione del Parlamento anche per impostare e portare avanti ulteriori atti legislativi e normativi. Ci siamo mossi sin dall’inizio con un triplice schema: approfondimento, proposta, presenza. Innanzitutto analisi, ricerca e raccolta dati, quindi, soprattutto attraverso le audizioni. Abbiamo promosso 98 audizioni in questi primi mesi di lavoro: 60 nella sede parlamentare e 38 sul territorio. Tra questi voglio ricordare 11 rappresentanti del Governo, un record assoluto per una Commissione parlamentare in questa legislatura: 9 ministri, un vice ministro e un sottosegretario che hanno voluto condividere l’impegno dei loro rispettivi dicasteri sul tema delle periferie. Poi abbiamo audito rappresentanti degli enti locali, professionisti, i rappresentanti del terzo settore, l’Istituto Nazionale di Urbanistica, il CNEL, l’ISTAT, la CEI, Unicef, “Save the Children” per avere una fotografia aggiornata della situazione delle periferie italiane nel 2025. Il secondo aspetto è quello della proposta, rispetto al quale abbiamo un approccio trasversale perché, quando le proposte nascono da un’azione condivisa, ovviamente, è più semplice portarle avanti in Aula e nelle commissioni parlamentari. Il terzo aspetto, non meno importante, è quello della presenza sul territorio. 24 missioni esterne in questi primi mesi, 12 città metropolitane su 14 sono già state oggetto di nostre visite e sopralluoghi. In contesti dove spesso l’azione dello Stato è risultata flebile o insufficiente: le Istituzioni sono a volte state rappresentate nei decenni dal prete di frontiera, dalla preside-coraggio che lotta a mani nude contro la dispersione scolastica o dal maresciallo della squinternata caserma dei Carabinieri. Ma oggi si percepisce un cambio di marcia e sta tornando speranza e fiducia: nostro compito è quello di mettercela davvero tutta per non deludere queste aspettative”.

Sembra che il tema periferie sia entrato pienamente nel dibattito e nell’agenda nazionale. Per quanto riguarda le iniziative concrete, ci sono le risorse necessarie a intervenire?

“Il tema periferie sta molto a cuore a Forza Italia e alla maggioranza ma devo dire che l’attenzione è comune a tutte le forze politiche. Siamo in un momento in cui ci sono a disposizione, in particolare per le grandi città, risorse mai viste. Il PNRR con i Piani Urbani Integrati, il Fondo complementare nazionale, i programmi PINQUA, PN Metro, oltre a risorse direttamente avviate da Regioni ed Enti locali rappresentano un’opportunità enorme (per alcuni aspetti inedita) in particolare per le grandi città. Questi progetti però devono essere di qualità e, soprattutto, sostenibili in prospettiva: un risultato raggiungibile solo con il coinvolgimento proattivo delle comunità locali che devono sentirsi protagoniste della riqualificazione e del rilancio delle periferie”.

Ogni periferia ha delle problematiche a sé stanti, ma esiste un minimo comune denominatore che riguarda tutte queste aree?

“Sorprendentemente esiste un filo che lega un po’ tutte queste realtà: errori macroscopici del passato, quelle “utopie urbanistiche”, quelle “sperimentazioni” che si sono trasformate in veri e propri incubi per i cittadini residenti, dal serpentone di Corviale allo Zen di Palermo, dalle Vele di Scampia a Librino a Catania, dal Cep di Genova ad Arghillà a Reggio Calabria. La politica con il “supporto” dei tecnici hanno compiuto degli sbagli molto rilevanti. Quindi, di certo ci sono dei tratti comuni, anche se poi ogni periferia ha le sue peculiarità. Tra l’altro, con il tempo si è modificato anche la definizione stessa di periferia: non più un’accezione “geografica”, come distanza dal centro, ma un concetto nuovo di “periferie sociali”, sovente ubicate proprio a ridosso dei centri storici. Se dovessi dire, la prima richiesta che ci viene è, ovviamente, una richiesta di sicurezza e anche di legalità. Ci tengo in questa occasione a ringraziare ancora una volta, di cuore, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia locale ed Esercito Italiano per il loro servizio quotidiano. Ma il rafforzamento della sicurezza non passa solo attraverso una presenza delle forze dell’ordine, presupposto assolutamente utile, ma attraverso dei progetti che vedano la cittadinanza attivamente coinvolta nei percorsi di rinascita. Quindi sicurezza, rispetto delle regole, legalità, decoro, mobilità, offerta culturale, servizi formativi: a queste domande va data risposta, partendo dalle esigenze dei giovani, di quei ragazzi ‘nati ai bordi di periferia’, che credono nel cambiamento e vogliono partecipare”.

Un’ultima domanda, cosa farà oggi?

“Oggi è una giornata importante, che un po’ mi emoziona. Ho iniziato stamattina presto con l’inaugurazione di un murales nella scuola ‘Matite colorate’ nel quartiere Torraccia, assieme a docenti, studenti e famiglie. In mattinata avremo poi in audizione il prefetto Fabio Ciciliano, commissario a Caivano, con il quale faremo il punto sulle politiche che sono state portate avanti e daremo uno sguardo in prospettiva. Successivamente annuncerò ufficialmente in Aula alla Camera la consegna della relazione intermedia che viene messa a disposizione del Parlamento. Terminati i lavori in Aula mi recherò a Montespaccato, un’area complessa della Capitale, dove presso l’impianto ‘Don Pino Puglisi’ è stata organizzata una festa bellissima per la pausa estiva delle attività della scuola calcio e per la presentazione dei lavori di riqualificazione dell’impianto, confiscato al clan Gambacurta e oggi eccellenza sportiva e di integrazione. Perché nelle periferie, accanto alle problematiche e alle criticità, ci sono tantissimi esempi positivi, solari, messaggi belli, eccellenze che vanno promosse, difese, sostenute e valorizzate. Una sfida quotidiana per la politica, visto che come diceva Papa Francesco: ‘bisogna partire dalle periferie che sono l’inizio e non la fine delle nostre città’”.


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