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Gli allevatori del futuro: la carne unicellulare fatta in laboratorio

di Redazione -


Si chiama carne unicellulare, è prodotta in laboratorio, un coscio di
mucca produce 200 mila hamburger.

di GIORGIA PUSCEDDU

Un nuovo criterio di produrre carne che potrebbe accontentare tutti o quasi, gli
animalisti per primi, infatti non ci sarebbe più bisogno di macellare i bovini, una sola
mucca sarebbe sufficiente per la produzione di 175 milioni di hamburger; sì avete
letto bene, 175 milioni, mentre al momento per produrre così tanti hamburger bisogna
uccidere 440 mila mucche.

Carne unicellulare: il calo di emissioni

“Finalmente” sorrideranno i verdi, che vedranno calare le emissioni di CO2 ; stando
agli ultimi studi pubblicati, per produrre 1 kg di carne di manzo si liberano
nell’atmosfera circa 60/70 kg di CO2 mentre per 1 kg di carne di pollo o maiale non
più di 3 o 4 kg, per giunta consumando tantissima acqua, che nella nostra Terra sta
diventando sempre di più un bene prezioso. Impressionanti alcune stime FAO
secondo le quali i 223 milioni di tonnellate di carne consumati nel 2020, nel 2050
saliranno a 465 milioni e se così fosse, alla fine del secolo ci sarebbe un aumento del
riscaldamento globale fino a +4 °C.

Ne sarebbe felice la medicina moderna: i ricercatori, affermano che gli antibiotici
somministrati alle vacche, causerebbero nell’essere umano, una resistenza agli
antibiotici utili a curare la maggior parte delle malattie virulente, producendo la carne
in laboratorio si escluderebbe ogni contaminazione.
Sorriderebbero anche gli “esattori delle tasse” per capirci, i vari “uffici delle entrate”,
perlomeno pensando all’Italia, dove le tasse sull’agricoltura sono agevolate (proprio
per le innumerevoli difficoltà di produzione) mentre per i prodotti da laboratorio sarebbero a pieno regime, in sostanza, “tutta lana” per l’ufficio delle entrate.

Il futuro degli allevatori

A questo punto però, gli unici a rimetterci sembrerebbero gli allevatori, che da un
giorno all’altro non avranno più un lavoro, ma peggio ancora, non avranno più
motivo di coltivare milioni di ettari di terreno a erbai, e qui inizia un’altra
discussione: chi curerà il territorio? Come prevedere i danni causati dal dissesto
geologico? Le aziende agricole delle zone collinari e montane svolgono una
fondamentale funzione di presidio e di difesa del suolo che porta benefici anche ai
territori di pianura, senza parlare della bellezza: provate ad immaginare i “famosi
monti che sorridono ad Heidi”, non più verdi ma secchi e pieni di crepacci pericolosi,
nondimeno i primi responsabili di frane.

La situazione nel nostro Paese

In Italia, con gli allevamenti di bovini si superano i 50 miliardi di fatturato all’anno,
questi sull’inquinamento totale incidono solo per il 5 o 6%, mentre l’80% deriva dal
comparto energetico. Dal 1970 ad oggi gli agricoltori sono stati diligenti e
l’emissione di anidride carbonica immessa nell’ambiente, prodotta dagli allevamenti,
è scesa del 40%, mentre quella dei settori energetici è in forte crescita. Solo in Italia
vivono di allevamento bovino circa 140 mila aziende specializzate, oltre a tantissime
altre piccole aziende. Capire cosa è giusto fare non è semplice, certo è che per adesso la
politica italiana una decisione l’ha presa, dicendo, per bocca del Ministro
Lollobrigida, un “no” secco alla possibilità di utilizzare le carni in provetta. Per ora
perlomeno, sono salvi centinaia di migliaia di posti di lavoro. Non è andata altrettanto
bene alle mucche.


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