Attualità

Gossip, ecco come è cambiato

Negli anni '50 e '70 i settimanali scandalistici ospitavano scrittori e giornalisti di grido per discutere di politica e temi sociali

di Angelo Vitale -


Si dice gossip e il più immediato collegamento, almeno per osservatori non proprio giovanissimi, va ai settimanali sfogliati dal parrucchiere o pronti a passare di mano in mano sotto gli ombrelloni: un peso, guardando solo ai sei o sette più diffusi, che supera i 7 milioni di lettori al mese, contando le copie cartacee e quelle digitali.

Gossip: cosa è oggi

Ma il mercato dell’informazione scandalistica in Italia è oggi un sistema integrato che coinvolge stampa, TV, radio, podcast e social media, con una prevalenza crescente di questi ultimi per la rapidità e la capacità di coinvolgimento diretto del pubblico. La stampa tradizionale mantiene un ruolo di autorevolezza ma con numeri in calo rispetto al passato, mentre i social media e le piattaforme digitali dominano la diffusione e il consumo del gossip.

Cosa era nel secolo scorso

Lontani i tempi in cui, dagli anni ’50 agli anni ’70 del secolo scorso, quello che ancora non si chiamava gossip si affermò come un fenomeno di massa e di grande interesse popolare affrontando non solo costume, attualità e vita privata delle celebrità ma anche dibattiti sociali e la politica (il divorzio, l’aborto, il femminismo), registrando persino l’impegno di scrittori e giornalistiOriana Fallaci, Alberto Moravia, Lidia Ravera, Ruggero Orlando, Renata Pisu, Callisto Cosulich, Giancarlo Fusco – che creavano un ponte tra informazione scandalistica e giornalismo di approfondimento.

I social vetrina del gossip

Oggi, l’informazione scandalistica si è integrata fortemente con i social media, che permettono una diffusione rapida e virale delle notizie su personaggi pubblici e celebrità. Podcast e radio digitali stanno guadagnando terreno come nuovi formati per la narrazione di storie di interesse popolare, offrendo contenuti più approfonditi e di nicchia rispetto ai media tradizionali e indagando frequentemente la cronaca nera. Un tradizionale cavallo di battaglia che aveva dominato la stampa cartacea del secolo scorso seguendo l’evoluzione di inchieste e processi, un tempo – forse complice una gestione fortemente partitica e politica – trascurati sulla Tv di Stato. Oggi, il caso Garlasco lo insegna, con i talk delle tv ad amplificare il racconto quotidiano degli scandali. Per farci tutti super esperti, perfino di Dna.


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