Cronaca

Il killer di Denisa e Ana Maria aggredito in carcere con l’olio bollente

di Giorgio Brescia -


Vasile Frumuzache, il rumeno di 32 anni fermato per l’omicidio di Maria Denise Paun e sospettato di essere un serial killer dopo la sua confessione di un altro omicidio, quello della ballerina ed escort Ana Maria Andrei, è stato aggredito nel carcere di Prato ove si trova detenuto. La grave aggressione, da parte di un altro detenuto, parente di Ana Maria, che gli ha gettato in volto dell’olio bollente. Frumuzache è ora stato ricoverato al Pronto soccorso del locale ospedale. Ha riportato ustioni di primo e secondo grado sul volto, non è in gravi condizioni e verrà presto riaccompagnato in carcere.

La Procura della Repubblica di Prato, che ha aperto sui fatti un procedimento, ha diramato una nota in cui spiega che “l’autore ha potuto agire indisturbato senza alcun controllo. Il fatto è di particolare gravità, perché ogni persona, anche se in ipotesi di responsabile di gravi crimini, ha il preciso diritto di essere tutelata, trattata con umanità e rispettata come essere umano”.

L’episodio dell’aggressione al killer delle escort ha evidenziato una grave carenza nei controlli interni che ha permesso l’accaduto. L’amministrazione penitenziaria non ha rilasciato un commento diretto e specifico sulla sicurezza nel carcere di Prato in merito all’aggressione a Vasile Frumuzache, ma la situazione generale della sicurezza nella struttura è stata ampiamente denunciata dalla polizia penitenziaria e dai sindacati. Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) e i rappresentanti della polizia penitenziaria hanno evidenziato gravi criticità nel carcere, tra cui carenza di personale penitenziario, con un organico sotto del 25% rispetto al previsto, e mancanza di figure apicali come ispettori e commissari, che rende la gestione dell’istituto particolarmente critica e insicura; episodi frequenti di violenza, risse e tentativi di rivolta, che hanno comportato la necessità di interventi del personale in tenuta antisommossa per ristabilire l’ordine nei reparti; presenza di telefoni cellulari e droga all’interno del carcere, un fattore che oltremodo alimenta il clima di insicurezza.


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