Politica

Il Pd: “Nelle piazze contro lo Spacca Italia”

di Giovanni Vasso -

FRANCESCO BOCCIA CAPO GRUPPO PD AL SENATO


Da una Resistenza all’altra. Nel nome del 25 aprile. Le opposizioni, al Sud, sono pronte a fare le barricate contro il governo. Nel mirino non c’è, una volta tanto, la tenuta democratica del Paese né il pericolo fascista. Ma c’è la riforma dell’autonomia differenziata. Un tema che, nel Mezzogiorno, è rovente. E la “corsa” del ministro Calderoli e della maggioranza parlamentare di centrodestra ha deluso le minoranze parlamentari e ha contribuito a tirare su un muro, l’ennesimo, tra centrodestra da un lato, Pd, sinistra e M5s dall’altro.
il pd pronto alle barricate
Il presidente del gruppo del Partito democratico al Senato, Francesco Boccia, promette scintille. In un’intervista rilasciata a Michele De Feudis per la Gazzetta del Mezzogiorno, l’ex ministro agli affari regionali non usa giri di parole: “Saremo duri in parlamento: Calderoli e il governo hanno rifiutato un confronto preventivo e hanno forzato, rompendo quel patto di lealtà che nelle Camere non va mai messo in discussione. Saremo in tutte le piazze italiane contro il decreto-legge Spacca Italia”. A deludere Boccia è (anche) il fatto che il governo, come hanno riferito diversi osservatori, economisti e costituzionalisti, abbia praticamente esautorato il parlamento sulle scelte che pesano per la riforma. “I livelli essenziali delle prestazioni su scuola, sanità e trasporti devono essere definiti dal parlamento e l’ultima parola deve spettare alle Camere – ha affermato Boccia -. Non si può decidere su questi temi con Dpcm o in sede tecnica. Contestiamo l’impianto della riforma perché cristallizza le disuguaglianze, danneggiando Sud, aree interne e di montagna”. Il tema è scottante perché impatta anche sull’architettura istituzionale del Paese. Una critica, in tal senso, era arrivata nelle scorse settimane dall’economista Gianfranco Viesti che, in un’intervista rilasciata a L’Identità, aveva deplorato “l’esclusione del parlamento” bollandola come “gravissima perché è inconcepibile che non abbia alcun ruolo, neanche di discussione, su una materia così importante che implicherebbe una radicale trasformazione dell’Italia”.
la ferita mai sanata
dei fondi fas
Quando si litiga, si tira fuori tutto. Anche cose successe tanti anni fa. Ma che, evidentemente, non sono mai state dimenticate. Il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia dimostra di avere la memoria lunga. E riporta d’attualità, dopo poco più di una decina di anni, la polemica, mai sopita e mai dimenticata, legata all’utilizzo (mancato) dei fondi per le aree sottoutilizzate, i Fas all’epoca delle manovre finanziarie del vecchio ministro all’Economia Giulio Tremonti. “Sui fondi della coesione non vanno ripetuti gli errori dei tempi dei Fas che portano la firma di Fitto e Tremonti: quei soldi furono utilizzati come un bancomat per le emergenze del governo”. Boccia incalza: “E con i fondi del Sud si finanziarono le casse integrazioni al Nord e gli allevatori settentrionali che avevano di fatto raggirato le regole Ue mettendosi nelle tasche due volte le risorse, prima frodando gli altri e poi facendo pagare al Sud questo disastro”. L’ex ministro dem è tranchant: “È stato uno dei punti più bassi nelle relazioni tra centrodestra e Sud. Non lo dimentichiamo e ci sembra di rivivere ora lo stesso incubo”.
Conte alla riscossa
Se il Pd va all’attacco, il M5s non resta con le mani in mano. Giuseppe Conte ha un debito di riconoscenza nei confronti del Sud. Che, alle elezioni di settembre, ha premiato il Movimento evitandogli la débacle profetizzata da analisti, esperti e sondaggisti. Il Sud, per il M5s, è una trincea. E dunque l’ex presidente del consiglio si scaglia con forza contro al riforma Calderoli. “Dobbiamo contrastare il progetto dell’autonomia differenziata – tuona all’assemblea della rete dei numeri pari Conte -, se fosse realizzato, si potrebbero delegare a livello territoriale più di cinquecento funzioni, per cui non sarà possibile costruire un concetto di coesione sociale e politica di unità nazionale”. Giuseppe Conte ha già in mente una strategia: “Contrastare tutto ciò con un’agenda sociale. I temi sono quelli della nostra campagna elettorale: dalla difesa del Reddito di cittadinanza, alla introduzione del salario minimo”. Il metodo? Per Conte è tutta una questione di reti e massa critica, con l’obiettivo di allargare i propri ranghi per contrastare, al meglio, i progetti degli avversari politici: “Raccogliere l’invito di rafforzare la rete civica, non siamo sufficienti a noi stessi, abbiamo grande coraggio ma non basta. Lavorare insieme, anche attraverso un tavolo periodico per affinare le iniziative di contrasto”. Basterà?
La stagione della protesta
La stagione delle proteste, a Sud, è ufficialmente iniziata. Sabato scorso, a Potenza, capoluogo della Basilicata, un corteo di circa 200 persone, rappresentanti di sessanta sigle civiche, politiche e sindacali, ha sfilato davanti al palazzo della Regione per chiedere al governatore lucano Vito Bardi di ritirare il suo assenso alla riforma federale. A Catanzaro, l’amministrazione comunale – in aperto dissenso con la Regione a guida centrodestra – ha avviato una raccolta firme per chiedere la cancellazione del progetto federale caro al ministro Roberto Calderoli. La Campania è da tempo in guerra con il governo e il governatore Vincenzo De Luca, solo una decina di giorni fa, ha bollato come “truffa mediatica” l’istituzione del comitato di saggi e di esperti chiamati all’elaborazione dei Lep: “Si può immaginare che un gruppo di lavoro sia costituito da 62 persone, la grandissima parte docenti universitari? Quando facciamo un concorso per riunire la commissione concorsuale di 5 docenti ci mettiamo 3 mesi solo per trovare la data, figuriamoci 62 persone…”.

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