Le Forze di Difesa israeliane (Idf) e lo Shin Bet hanno annunciato l'inizio di un'operazione antiterrorismo in Cisgiordania
La conferenza del Cairo sulla ricostruzione nella Striscia di Gaza, prevista per la fine del mese, “non si terrà nei tempi previsti e sarà rinviata”. Lo slittamento, secondo il quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, sarebbe dovuto all’attuale escalation nell’enclave e al desiderio dell’Egitto di garantire condizioni più favorevoli per raggiungere gli obiettivi previsti dal piano di Donald Trump. Una fonte ha riferito che “molti Paesi chiedono garanzie che la distruzione di Gaza non si ripeta. Queste garanzie non sono ancora state ottenute e non saranno disponibili in questa fase, data la continua escalation israeliana e le ripetute violazioni”.
Il messaggio di Xi Jinping sulla situazione a Gaza
La questione palestinese, ha scritto il presidente della Cina, Xi Jinping, nel messaggio inviato alle Nazioni Unite in occasione della Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese, è “un banco di prova per l’efficacia del sistema di governance globale” e la comunità internazionale dovrebbe “adottare misure più proattive per garantire un cessate il fuoco completo e duraturo a Gaza”.
Il leader cinese ha esortato tutti gli attori coinvolti ad “affrontare le cause profonde del dossier, ad assumersi le proprie responsabilità, ad adottare misure forti, a correggere le ingiustizie storiche e a sostenere l’equità e la giustizia”. Ha aggiunto che la ricostruzione post-conflitto nella Striscia dovrebbe essere condotta all’insegna del principio che vede “i palestinesi al governo della Palestina”, nel pieno rispetto della volontà del popolo palestinese e tenendo in debita considerazione le legittime preoccupazioni dei Paesi della regione. Xi ha infine rimarcato la necessità di migliorare rapidamente la situazione umanitaria nella Striscia e di profondere sforzi per la ricerca di una Soluzione a due Stati.
Le operazioni militari di Israele
Sei palestinesi, etichettati come “terroristi” dall’esercito israeliano, sono stati identificati e successivamente uccisi mentre tentavano di fuggire dopo essere emersi “molto probabilmente da un’infrastruttura terroristica sotterranea” nella parte orientale di Rafah.
Le Forze di Difesa israeliane (Idf) e i servizi di intelligence dello Shin Bet hanno annunciato l’inizio di un’operazione antiterrorismo su vasta scala nella parte settentrionale della Cisgiordania. “Idf e Shin Bet non consentiranno che il terrorismo si stabilisca nell’area e lavorano attivamente per contrastarlo”, si legge in una nota congiunta riportata dal Times of Israel.
Le lamentele di Netanyahu
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, durante l’udienza di ieri mattina nel processo per corruzione a suo carico, ha detto ai giudici del tribunale distrettuale di Gerusalemme che è “quasi impossibile” testimoniare tre volte a settimana, perché comporta il rinvio “di discussioni critiche su questioni di cui il pubblico non è a conoscenza”. Il team legale del premier ha presentato numerose richieste di riduzione o cancellazione totale delle udienze, adducendo motivi di salute, riunioni di sicurezza o visite diplomatiche. Nei giorni scorsi, Channel 12 ha evidenziato come non vi sia stata una sola settimana in cui il premier abbia testimoniato tre volte.
Il fronte libanese
“Nessuna calma” in Libano se “non sarà garantita la sicurezza di Israele”, ha affermato il ministro israeliano della Difesa Israel Katz davanti al Parlamento, dopo le ultime operazioni militari israeliane in violazione del cessate il fuoco con Hezbollah entrato in vigore un anno fa. “Non consentiremo minacce contro gli abitanti del nord (di Israele) e continuerà e si intensificherà la massima pressione”, ha proseguito Katz. L’eliminazione avvenuta domenica nella capitale libanese di Haytham Ali Tabatabai, ritenuto da Israele il ‘capo di stato maggiore’ del Partito di Dio, ha fatto esplodere la tensione.
“La presenza di Hezbollah è diventata più necessaria al Libano dell’acqua e del pane”, ha sostenuto Ali Akbar Velayati, consigliere della guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei. Il funzionario iraniano ha garantito che Teheran continuerà a sostenere i miliziani sciiti.
I timori del Papa
La Santa Sede segue gli sviluppi. “Ci sono motivi di preoccupazione”, ha sottolineato il Papa a Castel Gandolfo, prima di rientrare in Vaticano, riferendosi ai bombardamenti di Israele a Beirut. Leone XIV ha invitato tutti “a cercare modi per abbandonare l’uso delle armi come mezzo per risolvere i problemi”.