Esteri

Il Washington Post “vede” un complotto pro Trump

di Ernesto Ferrante -


Passi indietro delle società di social media sul terreno della lotta alla “disinformazione politica”, con grossi “vantaggi” per Trump, Russia e Cina: a sostenerlo è il Washington Post, che grida al complotto. Il quotidiano spiega che “i licenziamenti di massa a Meta e in altre importanti aziende tecnologiche hanno fatto ‘una strage’ nei team dedicati alla promozione di informazioni accurate online”.
L’aggressiva battaglia legale condotta in nome della libertà di espressione contro le pressioni esercitate dall’amministrazione Biden sulle piattaforme di social media per mettere a tacere voci scomode, “ha bloccato un percorso chiave per individuare le interferenze elettorali”.
Il primo a finire nel mirino della testata, come esempio negativo, è stato Elon Musk, il Ceo di X, che ha annullato le regole rigide che erano state adottate per contrastare la diffusione di fake news su Twitter.
Meta “che l’anno scorso aveva considerato la possibilità di vietare la pubblicità politica su Facebook, ha accantonato l’idea dopo che Musk ha annunciato l’intenzione di trasformare Twitter (ora X) in un paradiso per la libertà di parola”.

Il Washington Post grida al complotto pro Trump

Il WP teme le ricadute elettorali di un cambio di registro che “arriva pochi mesi prima delle primarie del 2024 mentre il candidato favorito dei Repubblicani, l’ex presidente Usa, Donald Trump continua a diffondere falsità circa la sua sconfitta nel 2020 contro l’attuale presidente degli Stati Uniti, Joe Biden”.
Di stampo chiaramente politico il richiamo alle “numerose indagini sulle elezioni che non hanno rivelato prove di frode” e al fatto che il tycoon “ora deve affrontare accuse penali federali legate ai suoi sforzi per ribaltare le elezioni”.
YouTube, X e Meta, si legge ancora, “hanno smesso di etichettare o rimuovere post che ripetono le affermazioni di Trump”, che avrebbe prontamente “sfruttato questi standard meno stringenti nella sua recente intervista con l’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson, ospitato da X”.
Mosca e Pechino in cima alla lista dei “cattivi”. Quest’abbassamento della guardia “arriva mentre le campagne di influenza segrete di Russia e Cina sono diventate più aggressive e i progressi nell’intelligenza artificiale generativa hanno creato nuovi strumenti per fuorviare gli elettori. Gli esperti di disinformazione affermano che la dinamica verso il 2024 richiede sforzi più aggressivi per combatterla, non meno”.
Le piattaforme di social media respingono le accuse al mittente. “Rimuoviamo i contenuti che fuorviano gli elettori su come votare o incoraggiano l’interferenza nel processo democratico”, ha detto in una nota la portavoce di YouTube Ivy Choi.
“Proteggere le elezioni americane del 2024 è una delle nostre massime priorità e i nostri sforzi per l’integrità della tornata elettorale continuano a guidare il settore”, ha affermato la sua omologa di Meta, Erin McPike.
YouTube, ricorda ancora il quotidiano, “a giugno ha annunciato che non avrebbe più rimosso i video che affermavano falsamente che le elezioni presidenziali del 2020 erano state rubate a Trump”.
Continuare a far rispettare il divieto limiterebbe il discorso politico senza “ridurre in modo significativo il rischio di violenza o altri danni nel mondo reale”, aveva riferito la società.

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