Editoriale

In difesa di Golia

di Tommaso Cerno -


di TOMMASO CERNO

Come in una nemesi i Soliti Sospetti, la figura più forte accusata da quella più debole, si trasforma nei soliti pregiudizi. Kevin Spacey è condannato dal mondo, cade dal suo altare ma poi è innocente. Perché Davide e Golia non è sempre la realtà. Dovremmo trarre una lezione dall’esito del processo di Londra a quello che è stato il più grande attore del momento nel mondo proprio quando venne colpito dalle accuse di molestie da parte di giovani aspiranti attori che l’avevano incontrato.

È stato facile scrivere la trama del film che lui non aveva ancora girato. Un film in cui chi non era Kevin si sentiva vittima di un successo planetario e tifava per quelle accuse. Accuse che si sono materializzate come una condanna dantesca, cancellando il suo nome dal cinema in poche ore, cancellandolo dai titoli di coda, cancellandolo dai progetti già in corso, mentre nel silenzio ipocrita tutti noi avevamo già deciso che quel signore che sugli schermi era il presidente degli Stati Uniti cinico e fluido Underwood nella realtà era un molestatore di ragazzini. E nell’America neopuritana non c’è stato scampo. È un po’ il sistema hollywoodiano applicato alla giurisprudenza quello che ci fa leggere la trama come l’avrebbe scritta uno sceneggiatore, quella trama che vediamo ripetersi nelle fiction nei film identica sempre, quella trama per cui il debole ha ragione e prima o poi riuscirà nella società perfetta che non guarda in faccia a nessuno a sconfiggere il potente.

Il problema è che le società perfette non esistono e che non sempre le trame corrispondono alla realtà. Anche se ci piacerebbe pensare che chi ha fatto e ha avuto più di noi in fondo nasconde segreti inconfessabili, anche se ci stimola l’idea che veder cadere chi sta in alto porta un po’ più in alto anche noi, si tratta di grandi bugie che raccontiamo a noi stessi. E che mostrano invece quanto poco crediamo davvero in quello che diciamo.

Noi vogliamo una giustizia uguale per tutti e invece la giustizia ha sempre il manico dalla parte di chi accusa. Noi vogliamo una società da sogno in cui non è possibile che una persona che non ha avuto ciò che voleva dalla vita inventi delle accuse o ingigantisca dei fatti perché non potendo arrivare là dove un altro è arrivato vuole veder scendere lui fino al suo livello. Eppure succede anche questo. Perché non è detto che un grande attore, inarrivabile, narcisista, omosessuale debba per forza violentare o molestare i ragazzi che incontra nella vita privata o in quella lavorativa.

Come non è sempre vero che il debole che denuncia il più forte lo fa per un senso di giustizia, vincendo le paure o sfidando il sistema. Capita anche che lo faccia per invidia o per vendetta e che il sistema stia bello e schierato proprio dalla sua parte, indipendentemente dai fatti reali e se noi vogliamo davvero che chi subisce torti o malvagità, così come violenze o soprusi, possa difendersi da chi li ha compiuti usando una posizione di forza, sfruttando l’ufficio del capo, facendo quello che succede davvero in molti sistemi gerarchici, dobbiamo limitarci ad analizzare i fatti. Perché altrimenti noi faremo un danno proprio a chi è vittima davvero esponendo al mondo i limiti del nostro sistema giudiziario e morale.

Sono pronto a scommettere che nemmeno stavolta cambierà nulla perché è troppo bello dal divano di casa sposare la sentenza che ci fa vedere il mondo come più giusto, sensazione che non viene rovesciata nemmeno quando abbiamo le prove che la giustizia in quel caso stava tutta da un’altra parte. E così come nell’ultima scena dei Soliti sospetti mentre Kevin Spacey smette di zoppicare e mostra a tutti il vero volto di Kaiser Soze noi lo rivedremo camminare eretto a dirci che quel passo incerto che ha travolto la sua vita non era reale, mentre tutti guardavano da una parte la verità si consumava come in un gioco di prestigio agli antipodi del racconto su cui il mondo è rimasto sospeso per anni. Con la differenza che Soze era un criminale che fuggiva e si mimetizzava nel mondo incapace di afferrarlo mentre Kevin è un innocente che farà molta fatica a rientrare in quello spazio che durante la vita si era costruito recitando la parte di un altro.


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