Attualità

IN GIUSTIZIA – Delitto e impunità

di Redazione -


di ELISABETTA ALDROVANDI

Quando si pensa a una vittima, l’immaginazione corre ad una donna violentata, un bambino abusato, una persona uccisa. Raramente si considera vittima chi subisce reati come furti o scippi, puniti meno severamente dal nostro codice penale ma in grado di creare un grave allarme sociale nella popolazione. Nessuno, infatti, si sente indenne dal rischio di essere derubato, in casa propria o per strada: può succedere a tutti, a chi abita nei bassifondi così come chi gode della luce migliore dalle finestre del suo attico, perché la scelta, tranne alcuni casi di osservazione delle abitudini della preda e del suo stile di vita, è spesso casuale e indipendente da una specifica premeditazione. Non a caso, infatti, le vittime di furto vengono considerate anche dalla vittimologia come vittime fungibili, ossia persone che hanno, semplicemente, la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Anche per questo è difficile individuare i responsabili: in Italia, nel 2021 si sono registrati 56.782 furti in negozi e locali aperti al pubblico, con una crescita del 10,8% rispetto al 2000. In sostanza, significa che ogni giorno sono stati commessi 156 furti, con danni a carico degli esercenti di tre miliardi di euro. I ladri colpiscono in misura maggiore a Milano, Parma, Bologna, Rimini, certi di restare impuniti nell’oltre il 72% dei casi (secondi i dati della CGIA di Mestre). La situazione non va meglio per i furti in abitazione: nel 2021 sono state presentate 182.000 denunce, con una media di quasi 500 al giorno, ossia una ogni tre minuti, e anche in questo caso l’incidenza è assai più frequente al Nord (8,4 colpi ogni mille famiglie), rispetto al Sud (4,9). E anche qui, purtroppo, l’impunità è assicurata: oltre il 97% dei furti in abitazione resta senza colpevole. L’iniziativa legislativa di sospendere l’esecuzione della pena, laddove prevista, soltanto nel caso in cui l’autore del furto restituisca il maltolto o risarcisca il danno, peraltro sostenuta anche dall’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, che onorevolmente presiedo, in sede di audizione in Commissione Giustizia alla Camera, è rimasta di fatto lettera morta, proprio per la quasi totale impunità che caratterizza questo tipo di reato, soprattutto se consumato in danno delle abitazioni altrui, probabilmente anche per il numero esponenziale di episodi. È evidente che la prevenzione diventa fondamentale: porte blindate, inferriate alle finestre, sistemi di allarme con annessa videosorveglianza collegata ai telefoni cellulari sono elementi indefettibili di sicurezza. Anche se, va detto, così si rischia di diventare prigionieri in casa propria, dipendenti da sistemi di protezione che, oltre a preservare la nostra sicurezza da eventuali aggressori esterni, aumenta ansie e paure nel caso in cui ci si ritrovi, per vari motivi, a doverne fare a meno. Insomma, un circolo vizioso che, per le vittime di questo genere di reati, stravolge tutto, dall’economia della propria attività a quella familiare, senza considerare la perdita di oggetti che spesso rappresentano un valore intrinseco incommensurabile a fronte di un valore economico anche modesto. Ma i ladri non guardano in faccia nessuno. Si arrampicano su per le grondaie, forzano finestre e porte di ingresso, si intrufolano attraverso minuscoli pertugi, fanno razzie, dal televisore a LED alla bigiotteria nel cassetto, fino al cibo nel frigorifero, lasciando tutto a soqquadro e dimostrando così il loro disprezzo e la loro indifferenza verso chi, magari, ha contratto un prestito per acquistare quel televisore, o teneva profondamente a quel braccialetto, dono della nonna scomparsa. Anche per questo, chi ruba non merita impunità, ma adeguata sanzione penale e giusta riprovazione sociale: perché entra nell’intimità altrui, la violenta, la usurpa, la deruba, sprezzante della sofferenza che causa. E no, non può restare impunito.


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