Attualità

In Italia censiti ancora 600 laboratori: “Usano animali nella sperimentazione”

di Ivano Tolettini -


In Italia sono ancora più di 600 gli stabilimenti autorizzati a utilizzare animali nella sperimentazione scientifica e per la messa a punto di nuovi farmaci. Ma quanti sono gli animali che vengono ancora utilizzati nei laboratori di ricerca nella Comunità Europea? Un dato certo non esiste, ma soltanto tredici anni fa, nel 2010, riviste del settore affermavano che erano quasi 12 milioni gli animali utilizzati, e quindi soppressi, nei laboratori. C’era chi affermava che erano una sorta di “martiri necessari alla scienza in tutte le sue declinazioni, vittime innocenti che avrebbero potuto essere salvate. Oggi il loro numero è diminuito grandemente – si parla di non più di 700 mila animali, perché da allora sono numerose le leggi entrate in vigore in materia di tutela degli animali usati nella sperimentazione – sebbene la nuova normativa comunitaria abbia riacceso il conflitto scientifico ed etico che da sempre accompagna la sperimentazione con gli animali. Dunque, negli anni le reali dimensioni del fenomeno si sono ridotte, anche se c’è chi autorevolmente afferma che “gli attuali progressi medici e scientifici non sarebbero stati possibili senza gli animali”. Da sempre è un’animata questione quella in materia di sperimentazione animale, sebbene di recente al tavolo della giustizia amministrativa è stata chiarita l’etimologia di parole come “sperimentazione animale” usato in ambito scientifico per indicare l’ampio insieme degli esperimenti condotti con l’ausilio di modelli animali. Spesso gli animali sono utilizzati per comprendere l’origine e quindi per prevenire e curare in modo efficace una serie di malattie e disturbi che colpiscono gli individui.

COMMISSIONE
Certo non sfugge che ancora quest’anno la Commissione UE presieduta dalla tedesca Ursula von der Leyen ha sostenuto il no all’abolizione della sperimentazione animale sostenendo che l’eliminazione completa della sperimentazione scientifica nei laboratori rappresenterebbe un danno per la popolazione adulta. Di modo che l’ala più conservatrice su questo fronte sottolinea che l’unica opportunità residua per ora in campo è la definizione, di misure specifiche che portino ad una riduzione dell’uso di animali nella sperimentazione scientifica.

MODELLI ALTERNATIVI
Da anni, come L’identità in più occasioni si è occupata in questa rubrica, c’è l’alternativa degli organoidi e della bioingegneria. Grazie ai primi lo studio della biologia dello sviluppo si è molto modificata perché ha consentito ai ricercatori di guardare più da vicino ai cosiddetti “processi di embriogenesi” di organi complessi – basta pensare al cervello umano – con mini apparecchi di pochi centimetri. Un viaggio straordinario perché in pochi centimetri “di nuovo materiale pilota” si stanno mettendo a punto strumenti assai utili nella cosiddetta “catena di sviluppo di terapie mirate” contro il tumore e numerose altre patologie, tanto da far sostenere a più scienziati che “lo studio degli organoidi sta all’inizio di una nuova fase nella ricerca biomedicale”. Tanto più che un anno fa chi sosteneva determinate tesi era guardato male, come sottolinea l’Osservatorio delle terapie avanzate, mentre adesso la scienza procedendo a oltre la velocità della luce ha ricreato in laboratorio il primo organoide di ovaio interamente umano. Un risultato, come si legge, davvero straordinario che ha un riflesso immediato sull’uso di animali nella sperimentazione. “La Commissione europea ha di recente spiegato di condividere l’iniziativa di eliminare i test sugli animali in ogni ambito”, ma è altrettanto vero che per ora non è tuttora possibile. Gli ha pure ribadito di aver avviato i lavori per delineare l’insieme di azioni legislative e non da attuare nel breve e lungo termine per ridurre ulteriormente il ricorso alla sperimentazione animale fino alla sua eliminazione completa. La Commissione ha dichiarato che “nonostante i notevoli progressi fatti nello sviluppo di metodi alternativi, la sperimentazione su modelli animali rimane al momento inevitabile per comprendere alcuni processi biologici o fisiologici più complessi coinvolti nella salute, nella malattia e nella biodiversità”. Tuttavia, i ricercatori tedeschi continueremo a dare un forte sostegno allo sviluppo degli approcci alternativi con finanziamenti adeguati. La scienza non è ancora progredita sufficientemente per offrire adeguate soluzioni non animali per comprendere completamente salute e malattie o biodiversità”.


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