Esteri

India, la Corte suprema respinge i matrimoni gay

di Martina Melli -


La Corte suprema dell’India ha rifiutato di legalizzare le unioni civili e i matrimoni gay. Da tempo, sia il governo e che i leader religiosi si erano opposti insistendo sul fatto che solo il parlamento avrebbe potuto decidere se apportare una tale modifica socio-giuridica nella società. I giudici della Corte suprema hanno concordato con il governo, concludendo che modificare lo “Special Marriage Act”(Sma) non è di competenza della magistratura. Lo Sma è la legge che consente i matrimoni tra persone di religioni, caste e Paesi diversi.

Il collegio dei cinque giudici ha tenuto lunghe udienze tra aprile e maggio valutando 21 petizioni firmate da coppie gay e attivisti lgbtq+, i quali sostenevano che non potersi sposare violava i loro diritti costituzionali. Le deliberazioni dei giudici sono state trasmesse in streaming e seguite da milioni di persone. Questo perché le stime ci dicono che almeno il 10% della popolazione indiana è queer, ovvero più di 135 milioni.

Due dei cinque giudici nel collegio, tra cui il presidente DY Chandrachud, sono favorevoli all’unione civile e alla concessione degli stessi “benefici di cui godono le persone sposate” alle coppie dello stesso sesso, tra cui l’adozione dei bambini. In particolare Chandrachud ha letto una lunga lista di indicazioni al governo, tra cui garantire la fine di ogni discriminazione contro la comunità queer e proteggerli da molestie e violenza.

I giudici, tra le varie analisi, hanno valutato la possibilità di sostituire semplicemente, all’interno dello Sma, i termini “uomo” e “donna” con “coniuge”. Di fronte però alla complessità del quadro sociale e giuridico (che coinvolge nella legge sui matrimoni altrettante leggi religiose e personali) hanno emesso la loro sentenza che ha deluso profondamente milioni di coppie gay e di attivisti.

Malgrado il risultato non sia stato quello sperato, c’è stato un passo avanti: la Corte ha infatti approvato l’istituzione di un comitato – guidato dal segretario di gabinetto – che valuterà i futuri diritti e privilegi delle coppie queer.

 


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