Editoriale

L’ Europa di Arsenio Leyèn

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


di TOMMASO CERNO

Come il ladro gentiluomo dei fumetti, ma stavolta agendo nella realtà, l’Unione Europea entra nelle nostre tasche. Il passo di Arsenio Layèn, felpato, è quello di un Lupin delle scartoffie e dei proclami, capace di penetrare nottetempo nelle nostre vite e spiegarci che a causa nostra, senza un investimento immediato per salvare il pianeta dal clima impazzito e le democrazie dalle guerre, non ci sarà futuro. E che in questi ultimi nove mesi che ci separano dalle Europee 2024 Arsenio Layén porterà a termine il colpo grosso dell’Unione.

Fra la pandemia e la guerra in Ucraina i vertici finanziari del pianeta hanno aperto una nuova fase in cui si stanno sparendo le risorse. La parola pandemia, la parola lockdown, la parola guerra e la parola nucleare che sembravano cancellate dalla storia sono tornate protagoniste della nostra quotidianità in nome di questi nuovi capisaldi di un Occidente che fino a poco tempo fa parlava del superamento dell’Alleanza Atlantica e che oggi invece sta progettando la sua ristrutturazione e il suo rilancio finanziario, militare e politico.

Mentre non si sente parola su un grande piano di intervento per riequilibrare le condizioni economiche delle famiglie, che stanno perdendo ogni giorno posizioni e potere d’acquisto nella scala evolutiva del nuovo capitalismo planetario. Significa che mentre noi non riusciamo a mettere a tavola ciò che i nostri figli ci chiedono, perché ormai milioni di italiani fanno la spesa non sulla base del proprio gusto ma sulla base del prezzo e della necessità, con una scala di valori che mostra un impoverimento strutturale e culturale della famiglia italiana di fronte alle sfide del globo, stiamo progettando la costruzione di nuovi armamenti, che saranno a carico dei cittadini nella sostanza, insieme a un piano di ristrutturazione energetica che vede come obiettivo la salvaguardia ambientale del pianeta, sacrosanta e giusta, ma come tempistica dichiarata non certo quella che vedrà lo scioglimento dei ghiacci, o l’innalzamento degli oceani oltre al livello di guardia, bensì quella che riuscirà a vendere autonome una parte delle potenze mondiali dal rischio che la guerra alle materie prime e la nuova divisione del pianeta in sfere di influenza penalizzi l’economia che ancora oggi guida il mondo a scapito delle economie emergenti.

Di tutto questo non si sente parlare perché la propaganda che ormai ha mescolato la verità alla menzogna in un mix talmente denso di parole d’ordine delle antiche democrazie da non essere più percepibile la differenza. E così il percorso del nuovo Umanesimo, che avrebbe visto procedere verso un miglior sfruttamento delle risorse una ritrovata dimensione sociale, si sta trasformando in una chiamata alle armi che ha sui manifesti virtuali che sostituiscono i tazebao che nel secolo scorso chiamavano la gente a partecipare alle scelte l’obiettivo dichiarato di garantire sicurezza e salvaguardia delle nostre risorse mentre invece progetta un riassetto del nostro sistema di difesa sullo scacchiere mondiale e la fine dei legami politici ed economici che erano stati siglati in questi ultimi 30 anni, distribuendo capitali in una parte del mondo che ha deciso di non seguire più le nostre regole.

Quello che capiterà è che di fronte a una situazione quotidiana le milioni di persone che hanno a che fare con l’impatto reale di questo mondo che cambia sulla propria vita, la stagione politica che sta per iniziare renderà ancora più basso il potere di acquisto di ognuno di noi. E la situazione dell’Italia ci mostra come fra salari bassi, inflazione alle stelle, mutui che salgono, assenza di strumenti politici capaci di incidere su questa decisione, un governo che fatica a produrre misure di reale impatto contro fenomeni enormi che passano sopra la testa di ognuno di noi, l’Unione Europea oggi continui a chiedere e accumulare. All’orizzonte la minaccia di una crisi finanziaria che potrebbe portare alla ristrutturazione dei debiti sovrani di grandi paesi dell’occidente, a partire dagli Stati Uniti d’America che stanno tentando di trovare un accordo strutturale e duraturo con la Cina per evitare di dover mettere in campo manovre di emergenza in grado di creare un crash all’economia americana per tenerla alla guida del sistema e non cedere alla Cina il primato di prima potenza mondiale, che ormai insegue da anni e che è nei progetti di Pechino.

Ecco perché le elezioni europee del prossimo anno potrebbero essere una sorpresa inaspettata. Milioni di cittadini europei che stanno disertando le urne a tutti i livelli, portando l’affluenza per le politiche e le amministrative dei principali Stati dell’Unione a percentuali dimezzate rispetto allo storico, potrebbero all’improvviso tornare a emergere da quell’area grigia di antipolitica dove si sono rifugiati per tentare di dare un segnale di disagio all’unica istituzione che di fatto incide ancora sulla vita quotidiana di ognuno di noi, creando una metamorfosi degli equilibri politico istituzionali unica nella storia dell’ultimo secolo, che aveva sempre visto Bruxelles come qualcosa di lontano indeterminato, mentre oggi sa bene che gran parte dei soldi che escono dalle tasche di chi lavora in Europa dipendono da fattori che solo la Commissione è in grado di modificare.


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