Attualità

La calunnia dell’Ecri contro la Polizia è politica, culturale e nociva per tutti

di Giuseppe Tiani -


Il rapporto ECRI 2024 contro razzismo e intolleranza lo scorso autunno suggerì al governo di verificare casi di profilazione razziale. Nei giorni scorsi gli esponenti dell’inutile organo tornano alla carica con dichiarazioni offensive e irricevibili, incuranti delle ferme prese di posizione di allora delle nostre istituzioni, tra cui il Capo dello Stato. A seguito delle ultime dichiarazioni, il Presidente della Repubblica il 28 maggio scorso, ha invitato a colloquio il capo della Polizia direttore generale della Pubblica sicurezza, Prefetto Vittorio Pisani, per riconfermare la stima e la fiducia della Repubblica nelle Forze di Polizia, la cui azione si ispira allo spirito democratico e ai valori della Costituzione. Sono le parole utilizzate dalla nota diffusa dal Quirinale, che certamente inorgogliscono i poliziotti. Mentre il Presidente del Consiglio Meloni ha legittimamente definito vergognose le accuse di razzismo rivolte alle nostre Forze di Polizia, l’iniziativa del Quirinale e le condivise dichiarazioni della premier e del ministro dell’Interno, fanno emergere il confronto a distanza tra l’organo consultivo del Consiglio europeo e l’Italia al più alto livello istituzionale.
La verità di fondo sulla sciocchezza razziale si fonda sulla non condivisione da parte dell’Ecri delle politiche per il contenimento del fenomeno migratorio irregolare e della fenomenologia criminogena e del disagio di cui è oggettivamente portatore, considerato che le valutazioni sono infondate e non riscontrate da dati ufficiali ma di parte, evidenziando falle nell’indipendenza del giudizio. Il presidente della commissione consultiva europea contro il razzismo e l’intolleranza Bertil Cottier ha raccomandato all’Italia un’analisi della profilazione razziale operata dalle forze di polizia, l’irreale rapporto è il festival dell’ipocrisia ideologica più pretestuosa verso l’Italia, non emergendo fatti o dati che giustifichino le gravissime affermazioni contro l’attività di polizia e le raccomandazioni al nostro Governo. I poliziotti effettuano poco più di dieci milioni di controlli all’anno, dato ufficiale, e non scelgono chi controllare, numeri che sbugiardano le fantasiose dichiarazioni, la teoria dell’Ecri pare si fondi su report del passato, da cui emergerebbe la problematica della profilazione razziale operata delle Forze di Polizia italiane e francesi.

Il problema pur non esistendo è strumentalmente immesso nel dibattito pubblico nazionale ed europeo con evidenti finalità politiche, e non per la tutela dei diritti umani o il contenimento di fenomeni razziali che in Italia mai esisteranno, per una serie di ragioni, tra cui la mitezza del nostro popolo e la millenaria cultura cattolica del rispetto e accoglienza del cittadino universale di cui siamo stati nutriti, che contraddistingue l’agire dei poliziotti italiani. Non essendoci alcuna relazione tra i modelli operativi utilizzati dalla polizia in tema di compressione dei diritti umani e discriminazioni, l’Ecri tenta di collegare l’uso delle Body Cam in dotazione alle forze di polizia alla questione razziale, ma le stesse ahimè sono state introdotte dal decreto Sicurezza approvato dalla Camera dei deputati pochi giorni fa. Una scelta che ab origine ha motivazione opposte a quelle sostenute dall’inutile organo, e notoriamente richieste da tempo immemore e a gran voce dal Siap-Anfp e dalle sigle maggioritarie dei sindacati dei poliziotti e dei dirigenti di pubblica sicurezza, con il fine nobile di poter documentare in trasparenza all’opinione pubblica e all’autorità giudiziaria, il modus operandi rispettoso della legge e dei diritti umani di ogni persona fermata o controllata dagli operatori di polizia. La cruda realtà evidenzia la manipolazione operata con le parole di Simonovic Einwalter vice presidente Ecri, secondo cui i poliziotti fermano le persone per il colore della pelle, identità sessuale o religione, quindi violando i valori europei. Quindi, organi di promanazione delle istituzioni Europee coltivano retoriche insopportabili e di parte, che offendono il comune sentire della popolazione e il complesso e rischioso lavoro dei poliziotti.
Del resto come già affermato da un lucido intellettuale del ‘900 quale Pasolini, “non c’è ipocrisia conformista peggiore delle forme di fascismo che si originano da una falsa e malintesa cultura di sinistra”, sempre più sconnessa e distante dalle motivazioni storiche e culturali delle ragioni di chi ha creduto e crede nella sinistra. Da europeista convinto, spero che l’Ecri non sia espressione diretta o indiretta del contesto socio politico e culturale europeo, perché esprime il limite più basso della cultura su cui si fonda l’Europa, e le sue pretese restauratrici serpeggianti non sono frutto di una discussione sulle ragioni per cui la sinistra ha perso il suo richiamo. L’episodio ha evidenziato l’inutilità dell’Ecri: un’istituzione distante dai luoghi e dai bisogni dei cittadini, quindi nociva. Il linguaggio è comunicazione, ma non sempre i luoghi della sua produzione sono reali, come nel caso in esame, il messaggio non nasce dalla realtà e ha l’obiettivo di espandersi, una “calunnia politica e culturale” ciò che si è consumato verso i poliziotti, attraverso l’uso di espressioni forti così come vale per gli slogan: impressionare per convincere.


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