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Politica

La convivenza sempre più difficile nel campo largo

Anche Prodi scettico sull'alleanza senza prospettiva tra Pd e M5S

di Giuseppe Ariola -


Quando una convivenza diventa difficile, come accade nel campo largo, gli scambi d’accuse reciproche sono all’ordine del giorno. Capita anche ci si incolpi dei medesimi atteggiamenti e delle stesse mancanze. Succede nelle migliori famiglie. E si sta verificando anche all’interno dei principali azionisti del campo largo. Pd e Movimento 5 Stelle sembrano, infatti, entrambi affetti da questa sindrome. Le minoranze dei rispettivi partiti sono in subbuglio e l’accusa rivolta ai capi è praticamente la stessa. Giuseppe Conte è accusato di un eccesivo appiattimento sul Pd. Circostanza che, al netto della riconferma alla guida dei 5 Stelle a suon di click, gli è costato, al momento, il passo indietro di Chiara Appendino come sua vice, in attesa di altri sviluppi.

I problemi interni al Pd

E non è probabilmente un caso, ma evidentemente il sintomo di un problema abbastanza profondo, che Elly Schlein sia additata come responsabile di certo subbuglio che agita i dem per lo stesso motivo. Il Pd, è l’appunto alla segretaria, è eccessivamente succube dei 5 Stelle. Non le migliori premesse in vista delle prossime elezioni in tre regioni chiave: Campania, Puglia e Veneto. E tantomeno in una prospettiva più ampia, le politiche del 2027. La convivenza sembra, insomma, essersi fatta drasticamente complicata nel campo largo, più di quanto non lo fosse già.

La bordata di Prodi

La percezione è che, come fatto notare da più di un osservatore, un’alleanza politica solida e degna di questo nome debba poggiare le proprie basi su qualcosa di più solido della semplice idea di porsi come alternativa al centrodestra. Non è un caso che su questi concetti si sia espresso addirittura Romano Prodi, il federatore per eccellenza della sinistra. L’ex Presidente del Consiglio semplicemente non vede in questo già sgangherato campo largo una reale e valida alternativa all’attuale maggioranza, ma solo un’alleanza raffazzonata che si fonda non su propri obiettivi comuni, ma contro quelli degli altri. Altro che “uniti si vince”.

Una convivenza difficile

Nella convivenza difficile all’interno del campo largo non si intravede né unità né, tantomeno, una seria ipotesi di vittoria. Oltretutto, a proposito dell’alternativa politica, è ancora Prodi a far presente come laddove c’è possibilità di alternanza c’è democrazia. Un’altra bordata a Elly Schlein e ai protagonisti dell’alleanza di sinistra che, non sapendo più cosa inventarsi per fare opposizione, hanno sfruttato addirittura la bomba indirizzata a Ranucci per sostenere l’idea che il Paese viva una crisi sotto il profilo delle libertà. Quando appare evidente come sia una coalizione che non ha idea di dove andare e cosa fare a vivere una ben più grave crisi di identità.

La nuova corrente del Pd

Il problema non è, dunque, che al governo ci sia il centrodestra, ma piuttosto che il campo largo non sia in grado di rappresentare una opzione valida. Appare evidente come, in un simile contesto, qualche testa pensante abbia deciso di sondare strade differenti. Al momento in modo discreto, più avanti si vedrà. Probabilmente neanche troppo in là nel tempo. Qualcosa, di alternativo alla segreteria di Elly Schlein o addirittura allo stesso campo largo, potrebbe già attivarsi dopo le prossime regionali. Il subbuglio è tale che è già in fase di organizzazione una sorta di nuova corrente del Pd che va da Lorenzo Guerini e Graziano Delrio a Giorgio Gori, Pina Picierno e Beppe Sala.

L’alternativa al campo largo

Un’iniziativa che potrebbe fare il paio con quella lanciata poche settimane fa da amministratori “con i voti” come Silvia Salis e Alessandro Onorato: Progetto Civico. Qualcosa che, almeno a naso, sembra rientrare nel dna di un altro esponente del campo largo, Matteo Renzi. Finora l’ex segretario del Pd, che in rotta con i suoi ha fondato un proprio partito, in nome della mission del campo largo, ha ingoiato più o meno in silenzio i tanti rospi giunti dalle parti del Movimento 5 Stelle. Ma se su sulla scena irrompesse qualcosa di più convincente, Renzi resterebbe dov’è? A vedere l’affinità che ha con i nomi dell’opposizione interna a Elly Schlein probabilmente no.


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