Esteri

La corrida di Madrid: Sanchez-Feijòo vittoria a metà e caccia al premier

di Eleonora Ciaffoloni -


Le urne spagnole hanno decretato un vincitore: il Partito Popolare di Alberto Nunez Feijòo. Il Pp, maggiore rappresentante del centrodestra in Spagna, con il 33% dei suffragi e 136 seggi conquistati, si attesta sul primo gradino del podio, lasciandosi dietro i socialisti del Psoe, con il 31,7% e 122 seggi, e l’estrema destra di Vox con il 12,4% dei voti e 33 seggi. Cucchiaio di legno per i progressisti di Sumar, guidati da Yolanda Diaz, che hanno conquistato il 12,2% dei voti e 31 seggi.
Un risultato che dice chiaramente centrodestra, mantenendo la linea che in Europa ormai si sta disegnando da mesi, con numeri che per il Partito Popolare fanno registrare un 13% in più rispetto alla tornata del 2019, quando i seggi conquistati furono 89. A crescere – contrariamente a quanto i sondaggi delle ultime settimane avevano previsto – anche il Psoe, che è salito di quattro punti percentuali rispetto a quattro anni fa. Una mossa, quella delle elezioni anticipate, che potrebbe aver dato una spinta inaspettata ai socialisti di Pedro Sánchez, a differenza di quanto successo invece al partito Vox, l’unico tra i grandi a scendere rispetto alla precedente chiamata al voto. La formazione di Santiago Abascal ha ottenuto il 15% in meno di voti, calando di 19 seggi rispetto a quelli detenuti attualmente, con forte rammarico dei post-franchisti che invece avevano ottenuto risultati positivi nelle amministrative ottenendo governi in molti comuni e nelle regioni dell’Estremadura e di Valencia. Infine, a dividersi gli ultimi seggi ci sono gli indipendentisti catalani Erc e Junts, con sette seggi a testa, EH Bildu con sei seggi e il Partito nazionalista basco con cinque seggi.

Maggioranza cercasi tra Sanchez-Feijòo

Nonostante la vittoria, il Pp non ha raggiunto la quota della maggioranza assoluta (176 seggi) neanche in colazione con Vox, rimanendo sotto la soglia di sette seggi. Feijóo però non si arrende e rivendica “il diritto del Pp di formare il governo”, come partito più votato. “Dopo sette anni, il Pp torna a vincere”, ha dichiarato sul palco della vittoria a Madrid, di fronte alla sede nazionale del partito. “Lavorerò per evitare lo stallo. Il nostro obbligo ora è che non si apra un periodo di incertezza in Spagna. È mio dovere da subito aprire il dialogo e cercare di governare il nostro Paese in conformità con i risultati elettorali”.
Dialogo verso il Psoe, a cui però Sánchez sembra non voler partecipare. Il premier uscente a margine del voto ha infatti dichiarato di fronte a una platea di bandiere rosse: “Abbiamo dimostrato al mondo che siamo una grande democrazia. Il blocco involuzionista ha fallito. Il machismo e l’arretramento delle libertà sono stati sconfitti, noi siamo molti di più”. Un modo per mettere in chiaro che i margini di coalizione non ci sono e che, anzi, il partito ha “resistito” rispetto a quanto la gran parte dei protagonisti si aspettavano prima del voto. Festeggiamenti per i socialisti non tanto per il risultato, quanto per la scommessa vinta delle elezioni anticipate, annunciate dal premier dopo la batosta alle municipali e regionali dello scorso 28 maggio.
Una “resistenza” dei socialisti, ma soprattutto i suoi possibili risvolti, che non è piaciuta al leader di Vox Santiago Abascal, che ha attaccato duramente Sánchez, che “pur avendo perso” può ottenere la nomina del re “con l’appoggio del comunismo, del separatismo golpista e del terrorismo”. Questo perché, a iniziare le consultazioni sarà re Felipe VI, che indicherà il nome del politico incaricato di formare il governo con possibile indicazione in Feijòo (ma potrebbe chiamare anche Sánchez).
E se lato coalizioni regna ancora l’incertezza, il dato sorprendente e positivo è stato quello dell’affluenza, che è arrivata al 70,40%, percentuale in crescita rispetto alle consultazioni del 2019, nonostante il periodo estivo. Il tutto è stato aiutato anche dal voto per corrispondenza – in vigore dal 2015 – che è stato scelto per questa tornata da 2,6 milioni di spagnoli, che hanno così espresso il voto per posta. Numeri alla mano, il Pp è stato scelto da 8 milioni di elettori, mentre il Psoe ha raccolto la preferenza di 7,7 milioni di voti. Vox è arrivato poco sopra i tre milioni di voti, solo pochi di più rispetto a Sumar.
Un dato positivo, ma che potrebbe non bastare: gli spagnoli, in caso di mancata maggioranza stabile (destrra o sinistra che sia), potrebbero tornare nuovamente al voto, con déjà-vu del 2019.


Torna alle notizie in home