Editoriale

La democrazia degli ipocriti

di Tommaso Cerno -


La democrazia degli ipocriti. E la fretta di fare questo passo viene proprio dalle parole di Zelensky che risponde a Putin con un minaccioso quanto ridicolo distruggeremo sembra quasi la metafora drammatica delle bugie che ormai la nostra politica ci ha abituati a sentire. Bugie che arrivano in buona fede, nel tentativo di colmare quel vuoto tra le intenzioni e realtà, fra propositi e risultati, fra fatti e parole che ha contribuito forse più di tutto ad allontanare un milione di persone dalle urne.

L’appello di Sergio Mattarella ad andare a votare, quando ci dice che la democrazia è partecipazione e non social, è la prova che c’è un’inversione tra causa ed effetto. E’ come se non capisse che la scelta degli italiani di tenersi alla larga dai partiti e dalle loro promesse non dipende da un disimpegno della società del benessere da un proprio dovere civile ma dalla consapevolezza ormai provata dell’inutilità di quel voto di fronte a una democrazia che continua a promettere cose che è incapace di mantenere, a porre come priorità scenari legati al futuro che non tengono minimamente conto delle esigenze immediate. L’interfaccia di una popolazione che si sente spettatore scomodo di una realtà che sembra non riguardarla.

Ed è per questo che Giorgia Meloni pur con fatica continua a reggere nei sondaggi. Perché è vero che nella situazione economica in cui ci troviamo il governo non è in grado di rispondere con soluzione definitiva ai problemi degli italiani, ma ma è anche vero che una parte del Paese riconosce al Presidente del Consiglio il coraggio di dirlo. E in questa società delle bugie dove ci spiegano che Putin è solo un macellaio e che Zelensky è un eroe, che Biden è il capo della democrazia e del mondo buono mentre gli altri l’impero del male, forse la politica che produce più consenso è quella che comincia a dire che non tutto si può fare e che non tutto ciò che ci dicono è la strada giusta. Insomma c’è un passaggio fra l’onnipotenza del popolo che delega ad altri un futuro di sviluppo e la resistenza dei cittadini a forme di egemonia democratica che hanno trovato nell’epoca del Covid la prova provata della propria inefficacia. E sanno bene milioni di Italiani che difficilmente il futuro vedrà prevalere in maniera netta una ragione sull’altra e soprattutto un campo etico contro un campo oscuro.

Ecco perché dobbiamo aspettarci sorprese enormi dalle elezioni europee e da quelle americane. Perché forse è il momento di dimostrare al sistema che così come la Costituzione può essere cambiata perché lo scrive lei stessa con lo stesso inchiostro e lo stesso sangue che ha posto alla base di quella carta i principi inalienabili di convivenza e di uguaglianza sui quali si regge la nostra società che c’è ancora uno spazio per il popolo nelle decisioni che lo riguardano. E’ questo l’augurio che mi aspettavo di sentire dal Capo dello Stato, e che fingo di ritrovare tra le righe nella parte migliore del suo discorso di fine anno che riguarda le future generazioni, quasi egli avesse demandato ad altri il compito che da arbitro gli compete affidare a chi ritiene migliore per svolgerlo.

Ciò che mi aspetto è quindi maggiore verità, meno promesse e la capacità di affidare il consenso non ai soldi da distribuire, che come abbiamo visto non bastano certo a soddisfare davvero le esigenze di tutti, ma a una politica di verità, che si fidi del buon senso degli italiani prima ancora che dei loro desideri per ritrovare una aderenza vera a ciò che viene detto e ciò che viene fatto. Vincerà queste elezioni chi avrà il coraggio di dirci che non esiste una sola ricetta capace di contenere la complessità del nostro futuro, capace di dire a Zelensky che non distruggerà la Russia perché questo non è il suo compito né sta nelle sue possibilità, di dire alla comunità internazionale che la morte che ogni giorno segna la guerra di Gaza mostra solo una cosa al mondo più evoluto: che fine fanno le bugie raccontate per anni quando a queste non sono seguiti fatti conseguenti, come è stato per decenni il sogno infranto di uno Stato di Palestina.


Torna alle notizie in home