LA FILIPPICA – Re Giorgio Armani e il Made in Italy da riconoscere e tutelare
Nel cuore di Milano, tra le luci ovattate dell’eleganza e il brusio sofisticato della stampa internazionale, Giorgio Armani ha firmato l’ennesima lezione di stile con la sua ultima sfilata uomo. Il re è tornato sul trono, senza sfarzo e clamore, ma con quella sobria regalità che solo lui riesce a incarnare. Armani non è soltanto un gigante della moda. È una colonna portante della cultura industriale italiana, un ambasciatore silenzioso che ha portato in alto la bandiera del Made in Italy senza mai piegarsi agli imperi estetici d’oltralpe.
Parigi detta le sue regole, ma Milano si riprende la corona. Dietro ogni giacca impeccabile, ogni silhouette fluida, si cela un pensiero che va oltre l’abito: Armani ha costruito un impero, ma anche un linguaggio. Ha esportato il rigore e la nostra identità nel mondo, contribuendo non solo all’immagine dell’Italia, ma allo stesso PIL. Perché la moda non è solo arte: è economia reale, industria culturale e prestigio politico. Eppure, un certo tipo di televisione ha deciso di gettare un’ombra polemica sul sistema Made in Italy, insinuando critiche, lacune, scorciatoie. È legittimo interrogarsi sull’autenticità di ciò che porta l’etichetta Made in Italy, ma non si può generalizzare su un’intera filiera basandosi su singole deviazioni. Occorre intervenire con razionalità. Servirebbero norme chiare, che stabiliscano una soglia minima di costo di produzione sostenuto sul suolo italiano per fregiarsi della dicitura. Non si può infangare chi, come Armani, ha costruito con visione un’intera estetica nazionale. A uomini come lui si deve riconoscenza. Perché hanno creato valore, bellezza, occupazione, orgoglio. Hanno fatto grande l’Italia nel mondo. La critica a vuoto rischia di danneggiare ciò che resta uno dei pochi settori identitari del Paese. Invece di demonizzare chi legittimamente persegue il profitto, occorrerebbe chiedere al legislatore di intervenire per proteggere il vero Made in Italy. Non basta tutelare l’etichetta, ma anche il processo e la manifattura. Bisognerebbe avere il coraggio di provvedere una sorta di prezzo minimo in percentuale sul prezzo di vendita da riconoscere a chi ha prodotto. A quel punto a parità di prezzo saranno scelti i migliori, ma comunque i migliori italiani perché solo se scegli una produzione totalmente italiana potrai fregiarti dell’etichetta. Solo così potremo continuare a incantare il mondo, come ha fatto ancora una volta Re Giorgio.
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