La generazione delle non-relazioni
La generazione attuale vive l’amore in forme nuove, talvolta più leggere, talvolta più complesse. Le relazioni sentimentali sono diventate più brevi, fluide, meno definite rispetto a quelle del passato. Le storie “a tempo”, le frequentazioni informali, le situazioni non dichiarate – quei rapporti che restano sospesi tra amicizia e coinvolgimento fisico ed emotivo – sono ormai esperienze comuni. Ma dietro questa trasformazione si nasconde un cambiamento profondo nel modo in cui i giovani e non, percepiscono se stessi, il futuro e gli altri. In Italia, dove secondo l’Istat oltre una persona su tre tra i 18 e i 34 anni è single, la coppia tradizionale non rappresenta più il modello dominante, e il risultato è un panorama sentimentale che sembra una mappa in continua riscrittura.
Il ruolo delle dating app
Le app di incontri hanno rivoluzionato il modo di conoscersi. Da un lato hanno ampliato le possibilità, dall’altro hanno ridotto le barriere sociali e hanno introdotto la logica dello “scorrere”, la sensazione che ci sia sempre un’alternativa a portata di click. Se una connessione diventa complicata, basta un gesto per passare oltre, bloccare o cancellare.
In Italia, l’utilizzo delle app è in crescita costante: quasi il 40% dei giovani adulti dichiara di averci trovato almeno una relazione, ma molti ammettono che la rapidità con cui si apre una chat è la stessa con cui si chiude. Questa disponibilità teoricamente infinita riduce la tolleranza verso i momenti di crisi e rende più difficile investire nella costruzione di un legame reale. La relazione diventa un prodotto su cui si esprime un giudizio rapido, anziché un percorso che richiede tempo, conoscenza, comprensione e fragilità.
La paura dell’impegno
Sul piano psicologico, anche la precarietà lavorativa ed economica ha un peso determinante. Quando tutto è instabile – il lavoro, la casa, il futuro – immaginare progetti affettivi solidi diventa più difficile. L’Italia è il paese europeo con uno dei più alti tassi di giovani che vivono ancora in famiglia, non per scelta culturale ma per necessità economica: è difficile pensare a una convivenza quando non si riesce nemmeno ad avere una stanza tutta per sé.
Molti oscillano tra il desiderio di stabilità e il timore di perdere la propria autonomia. Così nascono relazioni parallele, definizioni ambigue come “stiamo uscendo”, “ci vediamo”, “vediamo come va”, una sorta di pericolosa tendenza a non nominare mai ciò che si sta realmente vivendo. Il non definire diventa una strategia di protezione, anche a costo di generare confusione emotiva.
Generazione delle non-relazioni?
Il quadro non è soltanto negativo. Questa generazione ha imparato a non restare in storie insoddisfacenti per dovere sociale, a non accettare relazioni segnate da ruoli rigidi o aspettative imposte. L’idea di coppia non è più una gabbia dorata, ma un patto che dovrebbe essere equilibrato e reciproco.
Eppure, quando la libertà viene interpretata come fuga, il rischio è di evitare le emozioni profonde, quelle che richiedono vulnerabilità e impegno. Molti giovani ammettono di preferire la “quiete dell’indefinito” all’intimità che svela, che mette a nudo e che obbliga a scegliere e a crescere. La domanda resta aperta: stiamo costruendo relazioni più fragili o semplicemente più consapevoli?
Servirebbe una nuova alfabetizzazione emotiva
Per costruire legami sani non bastano l’attrazione o l’intesa iniziale. Servono competenze emotive: la capacità di comunicare in modo sincero, di gestire i conflitti senza scappare, di affrontare frustrazioni inevitabili e di assumersi responsabilità verso l’altro.
È un terreno scivoloso e tortuoso su cui scuola, famiglie e cultura sociale potrebbero fare molto di più. In un paese dove l’educazione all’affettività è ancora un tabù, servirebbe una contro-narrazione che restituisca dignità al legame, al fallimento e alla somatizzazione e all’accettazione del termine delle relazioni. In un tempo in cui tutto è fluido, imparare a costruire relazioni autentiche potrebbe diventare fondamentale.
E forse, prima o poi impareremo che la libertà non è correre via, ma scegliere con chi vale la pena restare.
Torna alle notizie in home