Editoriale

La Salis l’ultima?

di Adolfo Spezzaferro -


“Io sono contenta che si parli di un italiano ma questo dibattito è filosofia. La tendenza di decidere prima che i cittadini votano non mi troverà mai d’accordo. Sono i cittadini che decidono le maggioranze, per questo non parteciperò al dibattito” sulla possibile nomina di Mario Draghi ai vertici Ue. Così la premier Giorgia Meloni al termine del Consiglio europeo. “Quello che mi interessa è che sia Draghi che Enrico Letta, che sono considerati due europeisti, ci dicono che l’Europa va cambiata”, ha aggiunto la presidente del Consiglio. Citiamo il commento della premier perché vogliamo parlare della candidatura di Ilaria Salis alle Europee nella lista Avs-Alleanza verdi e Sinistra. Candidatura che è arrivata dopo una giornata all’insegna dello psicodramma – un vero e proprio tormentone sinistro – con lo “scoop” del Foglio dell’accordo sulla candidatura poi smentito seccamente da Avs. Alla fine in serata l’annuncio ufficiale: “Alleanza Verdi e Sinistra in accordo con Roberto Salis ha deciso di candidare sua figlia Ilaria, detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, nelle proprie liste alle prossime elezioni europee”. Come è noto la maestra 39enne monzese è in prigione perché è accusata di aver partecipato a una violenta aggressione di alcuni militanti di estrema destra insieme con un gruppo di militanti antifascisti, la Hammerbande (banda del martello). La candidatura le permetterebbe, con l’eventuale elezione, di ottenere l’immunità europarlamentare. Ecco, le parole della Meloni a proposito che la questione Draghi al posto della von der Leyen bis, finché non si vota, è “filosofia” ci stanno tutte anche per la Salis. Sarà eletta? Intanto però possiamo già constatare che dopo una possibile candidatura nel Pd, poi scartata perché divisiva per il Nazareno, alla fine la Salis se la sono aggiudicata i compagni “verdi” di Fratoianni e Bonelli. Una scelta anche più coerente, visto che la militanza della detenuta non è esattamente in linea con quella del Pd, di certo su posizioni più moderate rispetto ad Avs. Ma la Meloni fa al caso nostro anche per un’altra questione: l’antifascismo. Rispondendo alla domanda di rito sul 25 aprile, la premier ha detto: “L’anno scorso sono stata a deporre una corona di fiori con il presidente della Repubblica, come faccio sempre. Quello che dovevo dire sul fascismo l’ho detto 100 volte e non ritengo di doverlo dire di nuovo, così potrete continuare a dire sui vostri giornali che sono una pericolosa fascista. Ma in Italia gli estremisti stanno da un’altra parte e non in questo governo”. Appunto, non fa una piega: gli estremisti sono gli antifascisti in assenza di fascismo, tanto per fare un esempio. Ma il punto è che, come ha sottolineato la presidente del Consiglio, la politicizzazione del caso giudiziario non fa bene alla Salis, né ai rapporti Italia-Ungheria. Ma forse farà bene ad Avs, alla ricerca spasmodica di consensi in vista delle Europee e del difficile sbarramento da superare, il 4 per cento. La mossa della Salis in lista (alla quale la giustizia ungherese continua a negare gli arresti domiciliari) dovrebbe attirare i voti di quelli a sinistra del Pd, degli antifascisti, dei giovani vicini ai centri sociali o proprio pascolanti al loro interno, dei “gretini” nelle loro varie declinazioni. Insomma, non sono tantissimi (per fortuna), ma comunque di più dell’attuale bacino elettorale di Avs. In ogni caso, “la candidatura di Ilaria Salis alle Europee non cambia il lavoro del governo”, ha commentato la premier. E ci mancherebbe pure.


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