Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – I benefattori dell’Unione Europea

di Michele Gelardi -


Rubrica “LIBERALMENTE CORRETTO”: I benefattori dell’Unione Europea

I nemici della libertà vestono bene. Indossano i panni dei benefattori. Hanno un portamento signorile e altero. Dispensano sorrisi compiaciuti, essendo consapevoli di amare l’umanità intera e operare per il bene di tutti. Sono buoni e non dubitano minimamente del movente altruistico e disinteressato che guida i loro passi. Al contrario, i difensori della libertà sono costantemente dubbiosi.
Non hanno certezza di quale sia il bene di tutti e seppure esista un “bene di tutti” che sovrasta l’individuo. Ignorando il domani radioso e progressivo del consorzio umano, si affidano all’ordine spontaneo che nasce dall’interazione delle libere iniziative individuali, pensano che il titolare dell’interesse sia la persona più idonea a tutelarlo e confidano che la libera dinamica delle azioni finalistiche dia luogo, non già al “meglio”, bensì al “meno peggio”. Sono consapevoli, in altri termini, che l’esercizio della libertà può dar luogo a errori ed eccessi; e tuttavia, sempre e comunque, vale la pena difenderla. Ma, a forza di esercitare la virtù del dubbio, può accadere che i dubbiosi siano anche esitanti e si lascino travolgere dalle certezze dei benefattori. Pressappoco questo è ciò che è accaduto, in seno al Parlamento europeo, in occasione dell’approvazione del regolamento n. 2022/2065 (Digital Services Act), entrato in vigore il 25 agosto 2023. Anche le forze politiche lontane dagli ideali del socialismo si sono fatte lusingare dalle sirene della “protezione sociale”.
Il programma socialista muove dall’assunto che la persona non sia idonea a tutelare da sé il suo interesse e dunque occorra, sempre e comunque, un tutore che la salvi dalle insidie del mondo; e oggi, non più solo da quelle che mettono in pericolo la sua salute fisica, ma anche dalle altre che fanno vacillare il suo discernimento elettivo tra il bene e il male, tra il vero e il falso. Come si fa ad abbandonare l’individuo alla sua solitaria condizione di soggetto sprovveduto e disperso nel labirinto delle innumerevoli notizie quotidiane, pervenute via social, sovente “fake news”, e lasciare inascoltato il suo grido di dolore per l’impossibilità di capirci qualcosa? Il buon padre di famiglia non abbandonerebbe mai il suo diletto figlio; allo stesso modo l’autorità politica, che si veste di panni protettivi, non può rifiutarsi di aiutare l’amato cittadino, ignaro e perplesso. Peccato che in questo modo, trattando il cittadino da sprovveduto, ne fa un suddito, sottoposto alla propria tirannia. La persona, alleggerita dal fardello di curare da sé il proprio interesse, non deve esprimere alcuna volontà; tuttavia non deve e non può lagnarsene, giacché la sua volontà è bene interpretata dall’ente collettivo posto a protezione dell’interesse; pertanto non le rimane che tacere; e dunque in siffatta “protezione sociale” ha inizio la “via della schiavitù” dei tempi moderni. Orbene la tutela europea della “verità”, assicurata dal DSA, è molto illuminante al riguardo, giacché ripristina di fatto, sotto mentite spoglie, la censura cara ai regimi dittatoriali. Per rendercene conto, bastano tre osservazioni. A) La presunta “verità”, nel campo dei fatti umani, è quasi sempre controversa e somiglia molto più a un’opinione, che a una certezza matematica.
Il confronto delle idee è indispensabile per giungere a quel risultato cognitivo, che si approssima il più possibile alla verità dei fatti, comunque opinabile.
Si vuole perciò asserire un’impossibile verità assoluta, eliminando l’unico mezzo per giungere alla possibile verità relativa. B) Il controllore della veridicità delle notizie, che protegge il popolo degli ignari dalle cosiddette fakes, non è sottoposto ad alcun controllo. E seppure lo fosse, il suo controllore di seconda istanza non lo sarebbe; e così via all’infinito. Dunque nessuno può garantire che il burocrate, controllore della “verità”, non indulga alla tentazione di spacciare per verità la sua opinione. Insomma l’opinione arbitraria è destinata a diventare “verità”, autoritariamente imposta. C) La volontà del protettore, che si sostituisce a quella del protetto, è formalmente impersonale, ma, in ultima analisi, è riconducibile alla persona umana che funge da organo. Ebbene costui non ha forse un orientamento politico? E allora come possiamo chiamare l’inibizione, politicamente orientata, avente ad oggetto le notizie ritenute ingannevoli, se non censura? Bisognerebbe chiedere ai parlamentari, che si definiscono liberali, se per caso nella seduta del luglio del 2022 stessero dormendo, quando fu approvato, con il loro voto, il suddetto regolamento europeo.


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