Attualità

LIBERALMENTE CORRETTO – La tachipirina e la favola di Greta

di Michele Gelardi -


Due miei amici, Tommaso Romano e Antonino Sala, nelle ore più buie del lockdown similcinese, hanno provato a “reagire per le libertà”. Hanno coinvolto gli esponenti più insigni del pensiero liberale (tra i quali i compianti Antonio Martino e Corrado Sforza Fogliani) in conversazioni tematiche, oggi raccolte in volume (ed. Thule). Vi si ritrovano pressoché tutti i topoi della “religione della libertà” di crociana memoria, trattati con profondità, acutezza e spirito critico, e comunque mai gravati di superfluo fardello professorale. La lettura agevole non va a scapito del rigore logico-scientifico; la vastità della tematica non inficia la completezza argomentativa.
Sono numerosissimi gli spunti di riflessione che ne sortiscono, legati da un filo rosso che attraversa tutte le “conversazioni”, così riassumibile: il liberalismo non ambisce a guidare il corso degli eventi umani; in ciò si ravvisa la linea di discrimine fondamentale rispetto a tutte le dottrine politiche, le quali in varia guisa annunciano la fulgida alba del domani, indicando i necessari passi del “progresso”. Solo nel campo del sapere scientifico e tecnologico, l’acquisizione di oggi si aggiunge a quella di ieri, cosicché in questo ordine additivo il corso storico è necessariamente progressivo. Invece il cammino della convivenza umana non è così lineare e progressivo. Le nostre libertà non si ampliano di pari passo con l’ampliarsi della conoscenza scientifica. Anzi lo scientismo, che erige la “scienza” a dogma di fede e ne disconosce la confutabilità popperiana, è il fondamento del totalitarismo dei nostri tempi. Questo fenomeno è relativamente moderno, giacché l’antico dispotismo non pretendeva di guidare l’uomo alla sua meta finale, plasmando e indirizzando l’interezza della sua personalità. Il despota moderno, avvalendosi di mezzi di controllo più sofisticati, pretende di indirizzare i sudditi, imponendo loro le inclinazioni e perfino le parole “politicamente corrette”. Solo oggi la totalità dell’esistenza umana rientra nella sfera del dominio politico. L’autorità politica si è data il compito di tutelare gli uomini in ogni ambito, perfino in relazione ai cambiamenti climatici, ritenuti sensibili alle scelte politiche. Le previsioni metereologiche si sono evolute in prescrizioni vincolanti, finalizzate a “calmierare” il clima, supposto ubbidiente all’autorità politica. Insomma la pseudoscienza, che intende asservire il sapere all’ideologia, non vuole limitarsi a conoscere le leggi dell’evoluzione umana, ma pretende di determinarla. In questa logica perversa, il progresso del sapere diviene strumento di nuove oppressioni, proprio perché lo scientismo travisa ciò che si può sapere in ciò che si può determinare; e ovviamente la determinazione involge la coazione. La deriva dell’autoritarismo “benevolo”, a tutela dell’umanità, alimentata dallo scientismo che ritiene di prefigurare il cammino evolutivo della specie, può essere fermata solo dalla cultura liberale, consapevole in primo luogo della fallibilità umana e dei limiti della politica. Il libero arbitrio dell’uomo, il cui riconoscimento può considerarsi l’alfa e l’omega della cultura liberale, va declinato in tutti i suoi aspetti: innalza ogni persona “a immagine di Dio” come arbitro delle sue scelte; al contempo ne segna il limite, perché evidenzia l’insidia dell’errore; e ciò vale per la persona individuale e per l’autorità politica, composta da persone individuali. In ciò risiede la ragione profonda per la quale il pensiero liberale non è mai filosofia della prassi, non riconoscendo alcuna necessità nel cammino della storia. Non pretende di guidare gli uomini alla meta; ma, rispettandone la libertà, non indica alcuna meta salvifica.
Tutte le pagine del volume, curato da Romano e Sala, trasmettono al lettore il senso profondo della “religione della libertà”, che si contrappone all’ideologica filosofia della prassi. In ogni rigo emerge la consapevolezza dei limiti dell’uomo e della sua scienza descrittiva; nonché la piena irragionevolezza della pretesa “scienza” prescrittiva. Se ne raccomanda pertanto la lettura a tutti coloro che vogliono vaccinarsi contro la pseudoscienza della “tachipirina e vigile attesa”, che non ammette confutazione, e le favolette di Greta and Co., raccontate dalle agenzie dell’ONU sotto forma “scientifica”.


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