Editoriale

Lo sbarco in Sicilia

di Tommaso Cerno -


Lo sbarco in Sicilia. Alleati della democrazia e del pluralismo, noi de L’Identità, un piccolo giornale libero nato per rompere lo schema bipolare in cui è precipitato il Paese, abbiamo la nostra prima edizione regionale. Abbiamo scelto di partire dal nuovo Nord Italia, la Sicilia, cuore di quel Mediterraneo che sarà il centro politico ed economico dei prossimi decenni.

Da oggi sull’isola più bella del mondo (chiedo scusa alle altre isole, ma c’è da dire che la civiltà occidentale nacque su queste terre) in edicola e sul web ci sarà L’Identità Sicilia. Sedici pagine di carta e un sito autonomo per raccontare un territorio unico al mondo, fatto di eccellenze, contraddizioni, problemi strutturali, che eredita dai decenni scorsi fenomeni nuovi e due ponti: quello sullo Stretto, che Matteo Salvini vuole realizzare, e quello non fisico ma fondamentale per il futuro dell’Italia che è l’asse Nord-Sud che unisce l’Europa in crisi di identità a un continente africano pieno di potenzialità ma lontano da noi come mai era stato. Complici guerre, immigrazione fuori controllo, interessi economici, colonizzazioni moderne, sfruttamento, dittature, islamizzazione.

Non potevamo che partire da qui. Perché se è vero che nel nostro dizionario la parola Mediterraneo è sempre più presente, è anche vero che l’Italia ha il vecchio vizio di dire le cose senza poi cambiare i suoi comportamenti. Ed ecco che tutti parlano di quell’area del mondo che fu la gloria e la caduta dell’impero romano, ma non si mettono nell’ordine di idee che esiste oggi una questione siciliana che travalica i confini regionali e nazionali. E su cui si gioca buona parte del nostro futuro. Anche partendo da un assioma banale: il Nord ha dato sviluppo all’Italia per decenni, ma ha raggiunto i suoi livelli di saturazione. E tutti gli indicatori economici sono concordi nell’affermare che senza uno sviluppo del Sud a doppia cifra l’Italia non può più crescere davvero. Tutti sappiamo che la partita dello sviluppo, a cominciare dal Pnrr, si vince sul territorio. E quale territorio migliore e unico da trasformare in grande risorsa nazionale possiamo immaginare se non la grande isola siciliana.

E così succede pure che nell’Italia dove i grandi colossi dell’editoria sono in crisi di bilancio e tagliano, riducono, stringono, un piccolo giornale provi invece a fare il contrario: seminare la propria Identità, lo scrivo maiuscolo perché è il nostro nome, in una terra come la Sicilia. Succede perché noi crediamo che mai come adesso ci sia bisogno di una informazione libera. E che il concime dei piccoli giornali senza padroni sia l’unico capace di far nascere la pianta dell’interesse pubblico. Per questo l’Identità Sicilia avrà una prima pagina che parte dal territorio per parlare al Paese. Perché le storie dei paesi, delle città, delle nostre coste, delle nostre montagne sono le storie del Paese, della città, della costa e della montagna. E non come succede da decenni il bersaglio di un racconto calato dall’alto. Siamo sicuri che i siciliani ci accoglieranno come concittadini.

E sapranno apprezzare la nostra curiosità. Anzi, saranno loro la linfa per la pianta dell’Identità. Sarà la Sicilia il nostro editore, sarà la Sicilia il nostro direttore, sarà la Sicilia a dirci di cosa ha bisogno. E cosa di grande fa perché l’Italia si fermi un istante a guardarla. Noi cominciamo con questa inchiesta su una nuova piaga di cui si parla troppo poco. Una storia italiana che la Sicilia sta cercando di trasformare in una grande battaglia di rinascita.


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