L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Economia

A che punto siamo con le mense scolastiche

Che fatica tra qualità dei servizi, divari territoriali e problemi di ogni tipo

di Giovanni Vasso -


Dacci oggi, nelle nostre mense scolastiche, il nostro pane quotidiano. E, possibilmente buono: senza batteri, virus, né insetti, chiodi, pezzi di vetro o chissà che altro. Non è una battuta. Purtroppo. È lo stato di salute di un Paese. Che si misura dai servizi minimi, offerti ai più giovani. Dalle mense scolastiche. Il cibo che, ogni giorno, viene offerto ai più piccoli. A quelli che, fuor di retorica, dovrebbero essere il futuro di una nazione. Che, troppe volte però, continua a mostrarsi sempre più incattivita, avida. Quello dei problemi nelle mense scolastiche è diventato, purtroppo, un genere letterario.

Mense scolastiche, un genere letterario

Basta spulciare un po’ di siti, magari quelli locali, per avere una casistica completa e una panoramica inquietante dei problemi e delle paure delle famiglie. Si va dagli ormai consueti oggetti estranei nel cibo fino ai disservizi legati a problemi di natura tecnica e amministrativa. Insomma, c’è di tutto e di più. Ma a pagare, oltre alle famiglie, sono i bambini. Tanti, troppi, sono i problemi che ancora si registrano nelle scuole italiane. Che, talora, travalicano la cronaca e finiscono nelle aule di tribunale.

L’inchiesta di Prato e il caso salmonella

Come accaduto a Prato dove, proprio in queste settimane, la Procura ha concluso le indagini a proposito di una serie di casi di salmonella che si sono verificati nel 2024 in decine di scuole dell’infanzia, primarie e asili nidi nelle province di Firenze e Prato, tra i comuni di Calenzano, Firenze, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Carmignano e Barberino del Mugello. A settembre di un anno fa, si registrarono ben 278 tossinfezioni. Di queste, 23 colpirono persone adulte e addirittura 255 bambini. L’inchiesta ha individuato il focolaio in un germe patogeno che sarebbe risultato presente sui pomodori ciliegino che venivano serviti crudi alle mense scolastiche di ben 39 istituti comprensivi dell’area toscana. Tre persone sono state raggiunte dall’avviso di conclusione indagini e dovranno rispondere delle accuse di epidemia colposa e lesioni personali colpose.

2024, un anno da dimenticare

Un anno, il 2024, che è stato tremendo sotto questo punto di vista. Giusto dodici mesi fa, a novembre dello scorso anno, i Nas conclusero un’imponente e massiccia operazione di controllo e accertamento su 700 mense scolastiche. Fu una carneficina: una su quattro risultava non perfettamente a norma. Ma non è tutto. Dai controlli dei sanitari emerse praticamente di tutto. Cibo scaduto o in condizioni di non perfetta conservazione. Il bilancio dell’operazione fin troppo eloquente: 5 denunciati, tredici cucine chiuse, sequestrati 350 chilogrammi di cibo ritenuto non sicuro. Proprio qualche settimana prima, il Ministero dell’Istruzione aveva assegnato poco più di mezzo miliardo di euro (per la precisione 515 milioni) per l’allestimento di 890 nuove mense scolastiche.

Timidi passi avanti?

Certo, da allora, molte realtà hanno fatto passi da gigante. Alcune, innescando interlocuzioni virtuose con fornitori, organizzazioni e produttori, offrono pasti di qualità. Ma restano, però, alcune dinamiche a preoccupare i genitori. A cominciare dai costi. Che sono sempre alti. E che, talora, impongono alle famiglie pagamenti importanti a fronte di servizi che, talora, non vengono erogati. È il caso, per esempio, delle tante e numerose realtà in cui, a causa di problemi finanziari, i Comuni e le amministrazioni si dicono costretti a tagliare. A volte sui menu e sulle quantità. Altre volte sulle aule. Come, per esempio, è accaduto in un istituto comprensivo di Casal Bertone, a Roma, dove “fino a successiva comunicazione”, gli alunni mangiano e mangeranno in classe. Ciò, a quanto pare, perché ci sono lavori in corso che interessano proprio i locali della mensa.

Ci si mettono pure i ladri

Poi succede pure che le mense scolastiche finiscano nel mirino dei ladri. È accaduto, di nuovo, a Roma. Un 20enne albanese è stato arrestato dopo essere entrato in un istituto comprensivo dove aveva cercato di rubare generi alimentari. Aveva provato a liberarsi, inseguito dai carabinieri, di borsa piena di cibo, sottratta dalla mensa. Ma è stato fermato. Finita qui? Macché. Un’altra questione che non è mica da poco riguarda la mancanza di copertura del servizio di mensa scolastica. Che costringe tante famiglie a fare dei sacrifici pesantissimi che impattano, direttamente, sull’equilibrio tra vita privata e lavoro.

Il (solito) divario Nord-Sud

I dati del Cnel riferiscono che la spesa dei Comuni, per ogni alunno, in Italia è pari a 919 euro al Nord e a 454 euro al Sud. Il che non significa certo che nel Mezzogiorno le cose costino di meno. Ma, più prosaicamente (e tristemente), che persiste un fortissimo divario nell’erogazione dei servizi. Che, ovviamente, impatta pure sulla presenza e sulla funzionalità delle mense scolastiche. Qualche segnale positivo, va pur detto, si è registrato.

Le mense scolastiche migliorano ma troppo spreco di cibo

Secondo un’indagine Foodinsider, presentata a ottobre scorso alla Camera dei Deputati, la qualità del cibo servito nelle mense scolastiche sta migliorando. Ci sono sempre più prodotti bio e menu sempre più vari e bilanciati. Che puntano anche a un’educazione alimentare dei ragazzi. Il guaio, però, è un altro. E cioè lo spreco di cibo. Che rimane su livelli davvero troppo alti. Stando ai dati, solo una mensa su tre è in grado di misurare gli scarti in maniera sistematica. Un altro problema riguarda la valorizzazione dei prodotti e delle filiere locali. Ciò non accadrebbe addirittura nel 40 per cento dei Comuni italiani. Eppure, se c’è una cosa di cui ancora si va orgogliosi in un Paese che è fin troppo incline a mortificarsi e svilirsi, è proprio la ricchezza dell’agroalimentare e la meravigliosa varietà delle tradizioni a tavola.


Torna alle notizie in home