Attualità

IL CARRELLO DELLA SPESA – Mutui, affitti e bollette: le tre paure delle famiglie

di Giovanni Vasso -


Mutui, affitti e bollette: tante, troppe, preoccupazioni per le famiglie italiane. Eurispes, nell’ultimo rapporto sulle condizioni economiche dedicato proprio alle famiglie svela che in cima alla classifica delle spese che più grattacapi danno gli italiani c’è il pagamento del canone di locazione. Una spesa problematica per il 44,3% degli italiani. Che, però, non solo soli. A loro, infatti, si deve unire il 32% delle famiglie che trema all’idea di non riuscire a saldare la rata del mutuo. Finita qui? Macché. Le bollette, sempre più care, fanno paura al 29,1% delle famiglie. Un quarto degli italiani, infine, non riesce a far fronte alle spese mediche (24,9%) e rimanda, insieme alle spese e agli acquisti, anche visite e trattamenti pur di far quadrare il bilancio domestico. Nel Paese delle formiche operose, solo il 23,8% degli italiani riesce ancora a mettere qualcosa da parte. Per il 35,4%, invece, questi son tempi duri e, per affrontarli, s’è costretti ad attingere proprio ai risparmi accantonati con gran fatica. C’è soprattutto una categoria che deve fare i conti con salvadanai rotti e con la paura del futuro. Ed è quella degli operai. Stando al report Eurispes, infatti, sono proprio gli operai e le loro famiglie a far registrare i valori più critici in quasi tutti gli indicatori: il 42% è costretto a utilizzare i risparmi, solo il 27,8% arriva a fine mese senza difficoltà e appena il 15,1% riesce a risparmiare, riscontrando difficoltà significative anche nel sostenere i costi del mutuo (42,7%) e dell’affitto (42,6%).

Insomma: mutui, bollette e affitti sono le tre grandi paure delle famiglie. Ma bisogna pur vivere e farci i conti. C’è chi adotta altre strategie per rientrare nei conti. Un quinto degli italiani, per non trovarsi fuori budget, paga le bollette in forte ritardo (20,8%). Una percentuale simile di famiglie, invece, attua la stessa strategia con le tasse (19,3%). Una famiglia su dieci (11,1%) paga in ritardo i conti aperti coi negozi di vicinanza in cui fa acquisti. È il prezzo da pagare, che rimane alto, al carovita che ha deciso di non volerci abbandonare. A maggio, come ha riferito l’Istat, i prezzi dell’energia sono tracollati trascinando verso il basso l’inflazione, calata all’1,7%. Peccato, però, che per i consumatori non ne abbiano beneficiato granché dal momento che s’è infiammato il costo dei beni ad alta frequenza d’acquisto, il carrello della spesa che dà il nome a questa rubrica, che s’è impennato del 3,1%. A trascinarne in alto il costo finale è la fiammata degli alimentari lavorati, la categoria che ricomprende i beni già risultato di un processo di trasformazione industriale e dunque “pronti all’uso”, il cui costo è salito a maggio di un intero punto percentuale, passando dal 2,2% di aprile al +3,2% di maggio. Male, malissimo anche i mutui. La Bce ha da mesi avviato un percorso di rientro rispetto ai tassi altissimi applicati negli anni recenti per contrastare l’inflazione. Ma chi ha un mutuo non ha beneficiato di chissà quali ribassi. Anzi. È proprio la stessa Bce a ricordare, in un’analisi apparsa sul suo blog, che la rata media continuerà ad aumentare nonostante i tagli ripetuti e costanti di Francoforte. Colpa, dicono, “dell’effetto ritardato del ciclo rialzista sui tassi d’interesse”. In pratica, si stanno ancora scontando gli effetti dei tassi alle stelle. Che, va da sé, ora pagano i cittadini. Che, in tutta Europa, hanno stretto la cinghia. La stessa Bce riferisce che il 46% delle famiglie con mutui, per far fronte alle rate, hanno ridotto le spese correnti mentre addirittura il 48% si prepara a spendere ancora di meno nel 2026.

 


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