Esteri

Nagorno-Karabakh: raggiunto il cessate il fuoco

di Ernesto Ferrante -


Le autorità separatiste armene del Nagorno-Karabakh hanno annunciato che “è stato raggiunto un accordo sul ritiro delle unità e dei militari rimasti delle forze armate armene e sulla dissoluzione e disarmo completo delle formazioni armate dell’Esercito di difesa del Nagorno Karabakh”. Il cessate il fuoco con l’Azerbaigian è stato decretato grazie alla mediazione del comando del contingente russo di peacekeeping.
In un appello rivolto la notte scorsa alla popolazione dalla presidenza azera, era stato detto che “le forze armate illegali armene devono issare bandiera bianca, consegnare tutte le armi e il regime illegale deve dissolversi. Altrimenti le operazioni antiterrorismo continueranno fino alla fine”.
Secondo l’Armenia, almeno 32 persone sono rimaste uccise ed oltre 200 ferite nella dopo l’avvio dell’operazione militare da parte dell’Azerbaigian attorno all’enclave montuosa.
L’intesa è stata confermata anche dalla controparte. “Il Ministero della Difesa della Repubblica dell’Azerbaigian riferisce che, tenendo conto dell’appello dei rappresentanti degli armeni residenti nel Karabakh, ricevuto tramite il contingente russo di mantenimento della pace, è stato raggiunto un accordo per sospendere le misure antiterroristiche locali”.
“I gruppi illegali consegneranno tutte le armi e le attrezzature pesanti”, si legge ancora nella nota di Baku. L’esercito azero ha preso il controllo di oltre 90 posizioni militari armene in appena 24 ore. Nella giornata di domani, l’amministrazione presidenziale avrà un incontro con i rappresentanti degli armeni del Karabakh “per discutere le questioni del reinserimento in base alla Costituzione e alle leggi del Repubblica dell’Azerbaigian”.
L’Armenia “non ha partecipato alle discussioni” tra l’Azerbaigian e le autorità del Nagorno Karabakh che hanno portato alla fine delle ostilità. Lo ha dichiarato il primo ministro armeno Nikol Pashinyan. “Prendiamo atto di quanto accaduto e continueremo a monitorare gli sviluppi”, ha aggiunto il premier in un messaggio al popolo armeno ripreso dalla Tass,
Pashinyan ha inoltre espresso la speranza che le forze di pace russe proteggano la popolazione civile locale: “Si presume che se le forze di pace hanno fatto una proposta del genere, ciò significa che hanno accettato pienamente e senza riserve la piena responsabilità di provvedere agli armeni del Nagorno-Karabakh, garantiendo tutte le condizioni per i loro diritti”.
Il ministero della Difesa russo, ha spiegato che il comando delle sue forze di pace ha fatto da paziente intermediario “tra la parte azera e i rappresentanti del Nagorno-Karabakh”.

Nagorno-Karabakh: Medvedev avverte Pashinyan

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, Dmitry Medvedev, ha commentato sarcasticamente la situazione che sta vivendo Pashinyan, scaricato dopo la sua virata filo-statunitense: “Un giorno uno dei miei colleghi di un paese fraterno mi ha detto: ‘ebbene, per te sono un estraneo, non mi accetti’. Ho risposto a quello in questa maniera: ‘Giudicheremo non dalla biografia, ma dalle azioni’. Poi lui ha perso la guerra, ma stranamente invece di dimettersi è rimasto al suo posto. Poi ha deciso di incolpare la Russia per la sua mediocre sconfitta. Poi ha ceduto parte di quello che il popolo considera il proprio territorio. Poi ha deciso di flirtare con la Nato e sua moglie è andata con aria di sfida dai nostri nemici portando biscotti”. La conclusione dell’ex presidente prefigura già lo “scenario” all’orizzonte: “Indovina quale destino lo attende…”.
L’Europa ha deciso di procedere per gradi. Eventuali sanzioni nei confronti dell’Azerbaigian devono essere decise “dagli Stati membri all’unanimità”, ma il comitato politico e di sicurezza del Consiglio “ha iniziato poco fa una riunione straordinaria” e i leader dell’Ue, “sia istituzioni che Stati membri ne stanno discutendo” nell’ambito dell’assemblea generale dell’Onu, ha fatto sapere Peter Stano, portavoce della Commissione Europea per gli Affari Esteri, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.

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