Cultura & Spettacolo

Napoli, la spinta strategica dell’arte presepiale

di Angela Arena -


Con un flusso di circa 3 milioni di presenze, destinate a crescere fino all’8 gennaio secondo quanto stimato dall’Osservatorio retto dall’assessore Teresa Armato, Napoli conferma il trend positivo di questa fortunata stagione turistica. Come ogni anno la magia del Natale avvolge l’antico tracciato viario di epoca greca in cui è racchiuso il centro storico, patrimonio Unesco dal 1995, in cui si inserisce San Gregorio

Armeno, la stradina divenuta famosa nel mondo per la sua arte presepiale che da secoli si trasmette di generazione in generazione incantando i visitatori. L’affascinante tradizione artigiana legata alla nascita di Gesù, sebbene diffusa nel 700′ grazie al re Carlo III di Borbone, affonda le proprie origini in un lontano passato ascrivibili al culto pagano della dea Cerere. La celebre via, oggi brulicante di turisti e Maestri, deriva il proprio nome dall’omonima chiesa che poggia sulle fondamenta dell’antico tempio dedicato alla divinità, cui i polites offrivano piccole statuine di terracotta create nelle botteghe.

Una preziosa eredità culturale da preservare, della cui candidatura come patrimonio immateriale dell’umanità si è discusso durante l’incontro tra gli stessi artigiani di San Gregorio Armeno e i delegati Unesco in occasione della conferenza “Cultural Heritage in the 21st Century”, al termine della quale i 194 Stati membri hanno siglato “Lo spirito di Napoli”. Un titolo emblematico, quello del documento conclusivo del summit, per una Napoli che “Ha stupito le delegazioni internazionali per la sua ricchezza di beni materiali e identitari”. Il patrimonio immateriale rappresenta infatti un asset strategico del turismo Campano che l’Unesco protegge dal 2004 tutelando antichi saperi e sapori come la dieta mediterranea e l’arte del pizzaiuolo napoletano.

Tuttavia, nel documento si affronta il delicato rapporto tra patrimonio materiale ed immateriale e, attraverso una call for action, si invitano le realtà coinvolte ad utilizzare “politiche turistiche sostenibili contro gli effetti distorti della gentrificazione” e del turismo di massa che potrebbero snaturare i territori. Tuttavia, come ha spiegato Luigi De Falco, vice-presidente di Italia Nostra, il riconoscimento Unesco non è garanzia di vincolo e tutela, ma servono più leggi per preservare dalle ondate di visitatori l’immenso patrimonio materiale ed immateriale di cui Napoli è ricca. In ultima anlisi, occorre coinvolgere i residenti nella gestione dei siti applicando la convenzione di Faro, finora rimasta sulla carta.


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