Esteri

Netanyahu torna alla sbarra: a processo da quattro anni per corruzione e frode

di Angelo Vitale -


Benjamin Netanyahu torna alla sbarra, il processo a suo carico era stato sospeso dopo il sanguinoso attacco del 7 ottobre da parte di Hamas. Il leader del partito israeliano di destra Likud, primo ministro israeliano in carica a essere processato, è accusato di corruzione, frode e abuso di fiducia, imputazioni che nega ripetutamente da anni. La ripresa del processo nonostante il conflitto in corso – un’ordinanza di emergenza del ministero della Giustizia lo aveva sospeso dopo il 7 ottobre – è stata definita dal ministro David Amsalem del Likud “una vergogna”. “Guerra? Prigionieri?… No, no – ha scritto su X -. La cosa più importante ora è rinnovare il processo a Netanyahu”.

Secondo le previsioni, il processo potrebbe durare ancora mesi. E per l’esito di quello di appello occorreranno anni. Per ora, i giudici della Corte Distrettuale di Gerusalemme hanno accettato la richiesta della difesa di Netanyahu di ridurre il numero di udienze a due giorni alla settimana invece di tre. Il suo avvocato, Amit Haddad, ha scritto alla Corte che “nella situazione attuale, nel bel mezzo di una guerra, non è possibile mantenere i contatti necessari con il primo ministro per preparare gli interrogatori dei testimoni”.

Il leader israeliano ha sempre sostenuto che le accuse contro di lui sono motivate politicamente e in questi anni il suo governo ha avviato una riforma giudiziaria da più parti indicata come una seria minaccia all’azione penale dei tribunali.

Da quattro anni, il via della sua vicenda giudiziaria. Nel 2019 il procuratore generale Avichai Mandelblit aveva presentato accuse penali contro Netanyahu in tre indagini note come casi 1000, 2000 e 4000. Nel caso 1000, Netanyahu e sua moglie Sara sono accusati di aver ricevuto regali, inclusi champagne e sigari, dal famoso produttore di Hollywood Arnon Milchan (un passato di intermediatore nel traffico di armi a favore di Israele, sue tra le altre le produzioni di “C’era una volta in America” e “Pretty Woman”) e dall’uomo d’affari miliardario australiano James Packer in cambio di favori politici. Il caso 2000 è invece incentrato sull’accusa secondo cui Netanyahu avrebbe negoziato un accordo con il quotidiano israeliano più venduto, Yedioth Ahronoth, per una copertura favorevole in cambio di azioni legislative contro un giornale rivale. Nel caso 4000, infine, è accusato di aver concesso favori normativi a una società di telecomunicazioni, Bezeq Telecom Israel, in cambio di una copertura mediatica positiva su un sito di notizie controllato dall’ex presidente della società.

Il processo, iniziato nel maggio 2020, era stato fino ad oggi ripetutamente ritardato a causa di controversie tra difesa e accusa e della emergenza sanitaria provocata dalla pandemia per il Covid-19.

Nel luglio scorso, un disegno di legge approvato puntava a limitare i poteri della Corte Suprema sul controllo delle attività di governo. Una mossa subito entrata nel mirino dell’opposizione che aveva evidenziato come la riforma fosse indirizzata a consentire al governo la nomina di un numero maggiore di membri in un comitato che supervisiona le nomine alla Corte Suprema. Permettendo così a Netanyahu il potere di far entrare nella Corte giudici a lui più favorevoli.

E già in estate le proteste alimentate da questa mossa del governo avevano riportato in primo piano l’intenzione di Netanyahu di voler richiamare nel governo, e reintegrare pienamente nell’azione politica attiva, politici chiacchierati perché condannati. Come l’ex ministro dell’Interno e della Sanità Aryeh Deri che Netanyahu era stato costretto a “licenziare” all’inizio dell’anno dopo che la Corte Suprema aveva stabilito che la sua condanna per frode fiscale gli proibiva di ricoprire una posizione ministeriale. Proprio quel Deri che il leader israeliano, ora ritornato alla sbarra, 48 ore fa ha coinvolto in un briefing telefonico sul conflitto con Hamas. Un vertice telematico riservato che era formalmente indirizzato solo ai componenti del gabinetto di guerra che segue costantemente la situazione.


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