Politica

Nordio contro i giudici

di Eleonora Ciaffoloni -

CARLO NORDIO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA


“Una grave e inescusabile negligenza”. Con queste accuse il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha avviato – con una lettera datata 12 aprile indirizzata alla Cassazione – l’azione disciplinare a carico dei tre giudici della Corte di Appello di Milano che avevano concesso gli arresti domiciliari al russo Artem Uss accusato (insieme ad altre sei persone) di contrabbando di petrolio dal Venezuela e di tecnologie militari e civili dagli Stati Uniti alla Russia. I fatti risalgono allo scorso 25 novembre, quando al 40enne russo (figlio del governatore di una regione siberiana molto vicino a Putin) è stata concessa la semi libertà dopo appena 40 giorni di carcere. Per l’imprenditore amico del Cremlino, i giudici milanesi avevano decretato gli arresti domiciliari da scontare nella sua casa nel milanese, più precisamente nel comune di Basiglio, da dove è evaso il 22 marzo scorso, il giorno dopo il via libera da parte della magistratura italiana alla sua estradizione negli Stati Uniti. Sono quindi in corso, in queste ore, gli accertamenti per i tre giudici della Corte di Appello – Stefano Caramellino, Micaela Curami e Monica Fagnoni –, mentre oggi il ministro Nordio riferirà sulla questione in Parlamento. Secondo il Guardasigilli, la Corte di Milano concesse i domiciliari senza prendere in considerazione le circostanze contrarie alla decisione e senza comprendere l’importanza dell’indagato che, in altre parole, non doveva lasciare il carcere. Una valutazione non “opportunamente ponderata” arrivata nonostante il parere negativo alla detenzione domiciliare data dalla procuratrice generale Francesca Nanni e dal Pg Giulio Benedetti. Una serie di questioni che Nordio evidenzia nella lettera e che dovrà, oggi, spiegare in Aula.
NEL MIRINO DELL’AULA
Così, nella seduta d’Aula della Camera di oggi, alle ore 14, è prevista un’informativa urgente del governo, con il ministro Nordio che riferirà sulla vicenda della fuga. Una seduta chiarificatrice per il Parlamento che arriva “ad accertamenti conclusi” chiesti a gran voce dai gruppi. Il Guardasigilli dovrà spiegare più di un malfunzionamento. In primo luogo, la questione del braccialetto elettronico di Artem Uss, che durante la detenzione ai domiciliari nella casa di Basiglio è suonato decine di volte con diversi interventi dei carabinieri coordinati dalla procura. E su possibili malfunzionamenti emersi, Fastweb, gestore responsabile dello strumento e dell’applicazione, ha già risposto di aver dato “adeguata riprova che il dispositivo funziona”. Altra questione da spiegare sono le visite – avvenute dietro debita autorizzazione – di familiari, diplomatici russi e altri ospiti, che potrebbero aver avuto ruolo fondamentale nella fuga. Ultima, ma non meno importante, proprio la fuga, avvenuta con l’aiuto di sette uomini e quattro auto di grossa cilindrata, passati inosservati nell’hinterland milanese. Ad aggiungersi alle questioni più strettamente legate all’ormai ex detenuto ci sono da un lato le pressioni degli Stati Uniti e dall’altro la figura dello stesso Nordio. Il ministro, a seguito dell’arresto di Uss il 19 ottobre scorso, aveva richiesto per l’indagato la custodia cautelare in carcere, in accordo con la richiesta avanzata dal Dipartimento di Giustizia degli Usa. “Accordi” venuti poi meno lo scorso dicembre quando alla concessione per il detenuto russo degli arresti domiciliari, gli Stati Uniti avevano mostrato una certa apprensione a cui Nordio aveva prontamente risposto. Il Guardasigilli aveva spiegato come in Italia vi è “equiparazione” tra la custodia cautelare in carcere e gli arresti domiciliari aggravati dall’applicazione della cavigliera elettronica.
“CAMPIONI DI SCARICABARILE”
E se da un lato c’è una fuga da spiegare in Aula e alla cittadinanza, dall’altro c’è da combattere contro l’accusa di un governo e un ministro “scaricabarile”. Le opposizioni, infatti, chiedono a gran voce l’accertamento dei fatti, la spiegazione delle dinamiche della fuga e le chiarificazioni sulla gestione del caso Artem Uss, tutte questioni che per i senatori della Commissione Giustizia del Partito Democratico “chiamano in causa la sicurezza e la credibilità internazionale del Paese”. Un’informativa in cui le opposizioni chiedono anche al governo di non scaricare le responsabilità sui magistrati della Corte d’Appello di Milano, puntando il dito contro l’azione disciplinare a valutazione della funzione giurisdizionale che “non può essere sindacata dall’esecutivo” precisano dal Pd “alla faccia del solito garantismo di facciata”. Ad accodarsi alle opposizioni, sull’eventuale scavalcamento della giurisdizione, è l’Associazione nazionale magistrati, che attraverso il presidente Giuseppe Santalucia che commenta la notizia dell’azione disciplinare: “Una regola fondamentale della materia disciplinare, immediata traduzione del principio della separazione dei poteri, è che il ministro e il Consiglio superiore della magistratura non possono sindacare l’attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove. Sarebbe assai grave se questo limite, argine a tutela della autonomia e della indipendenza della giurisdizione, fosse stato superato. Mi auguro, ovviamente, che così non sia”. Non si è espressa sulla questione la premier Meloni che in attesa di un incontro con Nordio aveva definito il fatto “abbastanza grave”. I due si sono incontrati nella serata di ieri in vista, oggi, dell’informativa in Aula.

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