Ambiente

Nucleare, si riparte dalle scorie: “Non si può rimandare”

E intanto ieri l'Ue ha dato l'ok al Cisaf: una spinta per le rinnovabili

di Cristiana Flaminio -

Il ministro dell'Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in aula alla Camera dei Deputati durante lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata del Question Time, Roma, 18 giugno 2025. ANSA/ANGELO CARCONI


Prima di partire per il lungo viaggio del nucleare di nuova generazione, occorrerà mettere a posto le questioni rimaste appese, a cominciare da quella delle scorie su cui il ministro all’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha le idee ben chiare: “Il tema non è più rinviabile”. Ecco, appunto. Anche perché, se c’è una lezione da imparare dalla “guerra dei dodici giorni” è che basta davvero poco per ritrovarsi sull’orlo della catastrofe energetica e, di conseguenza, rischiare l’ennesima crisi produttiva a un sistema già indebolito dalle conseguenze, devastanti, della pandemia prima e della guerra tra Russia e Ucraina poi. Il tema delle scorie è primario. Perché occorre sistemare il vecchio prima di partire per il nuovo: “Il tema delle scorie nucleari non è conseguenza dell’individuazione delle aree idonee o del deposito, ma esiste a prescindere, anche in virtù delle opere di decommissioning che dobbiamo portare avanti”, ha affermato Pichetto Fratin davanti ai parlamentari delle commissioni riunite Attività produttive e Ambiente a Montecitorio. “La legge delega sul nucleare darà la possibilità di aggiornare anche il quadro normativo sul tema, nella consapevolezza che non è più un tema rinviabile e sul quale delineare una strategia condivisa con i territori di ampio respiro”. La questione, sottolinea il ministro, non si risolve in Italia. O, almeno, non lo si fa solo a Roma: “Il deposito geologico è da individuare a livello europeo”, avverte il ministro che aggiunge: “È chiaro che sul tema sarebbe auspicabile trovare soluzioni condivise a livello europeo, anche sulla base di scelte che stanno facendo altri Paesi, e solo la Finlandia sta lavorando ad un deposito geologico”. Ecco, Helsinki potrebbe rappresentare una soluzione: “Una valutazione che si sta facendo, a livello di confronto anche informale, è quella di valutare l’ipotesi di uno o due depositi geologici a livello Ue. Su questo anche un rapporto con la Finlandia è stato aperto. A livello nazionale potrebbe partire, a decorrere dal 2050, un programma di studi e qualificazione preliminari per la realizzazione del deposito geologico”.
Tuttavia, per quanto riguarda lo scenario nazionale, Pichetto riferisce che il decreto per le aree idonee sarà sottoposto “a una revisione rapida” che sarà presto sottoposta all’attenzione dei ministeri coinvolti e delle Regioni, l’elenco sarà redatto tenendo presente i rilievi dei giudici amministrativi giunti dopo la raffica di ricorsi presentati al Tar Lazio dal 2024 a oggi. L’importante, per il ministro, è che si faccia un’operazione culturale sulle “comunità locali che avvertono un senso di minaccia derivante dalle scorie nucleari o dall’installazione, avvertita come selvaggia, di impianti a fonti rinnovabili”. “Credo che il nostro compito – ha affermato Pichetto – sia quello di avere, per poi divulgare, un quadro chiaro dello status quo e anche di dove si voglia andare. Anche perché i territori hanno bisogno di voci autorevoli che plachino, o quanto meno, riportino nei giusti binari le legittime preoccupazioni derivanti da un effetto Nimby particolarmente evidente su queste tematiche”. Insomma, non bisogna lesinare sforzi: senza sistemare prima la vicenda scorie non si partirà in tempo per il viaggio nucleare.

Già, perché della partita dell’energia non fa parte solo il nucleare ma anche le rinnovabili. Proprio ieri, difatti, da Bruxelles è giunto il via libera al Cisaf legato al Clean Industrial Deal. In pratica, uno snellimento burocratico, e soprattutto un allargamento sostanziale delle maglie finora strette delle normative contro gli aiuti di Stato, a favore degli investimenti nel campo delle rinnovabili. Il nuovo quadro, che resterà in vigore fino al 2030, sostituisce il Tctf e prevede interventi di semplificazione su cinque macro aree: l’introduzione delle energie rinnovabili e dei combustibili a basse emissioni di carbonio; gli sgravi temporanei sul prezzo dell’elettricità per gli utenti ad alta intensità energetica, per giungere ad abbassare i costi della transizione; la decarbonizzazione degli impianti di produzione esistenti; lo sviluppo della capacità produttiva di tecnologie pulite nell’Ue e infine la riduzione del rischio degli investimenti in energia pulita, decarbonizzazione, tecnologie pulite, progetti infrastrutturali energetici e progetti a sostegno dell’economia circolare.


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