Editoriale

Per chi suona la Trumpana

di Tommaso Cerno -


di TOMMASO CERNO

La nuova serie TV Crime, che tocca il massimo storico del reality, sarà la campagna elettorale di Donald Trump giocata tutta fuori dai luoghi classici della politica. Fra televisioni e tribunali. Un elemento di novità enorme nel panorama non solo americano, visto che il cuore della battaglia dei giudici contro l’ex presidente che vuole fare il bis alla Casa Bianca proprio cavalcando le inchieste che lo vedono oggi imputato cascherà proprio nel mezzo delle elezioni europee per il rinnovo del Parlamento e della Commissione di Bruxelles.

E’ storia ormai passata l’idea di emulare con piccole truppe europee un fenomeno completamente americano. Ma forse più stavolta che otto anni fa l’influenza dello strano rapporto quasi religioso, certamente settario, che The Donald è riuscito a costruire con una larga fetta dell’elettorato repubblicano alla ricerca di una rivincita su Joe Biden e i democratici suonerà anche nel vecchio continente. Non che l’Europa abbia nulla da imparare sul tema magistratura e politica. Ma questa volta le regole che per decenni avevano reso i processi e i giudici più forti sull’opinione pubblica dei politici finiti nel mirino della magistratura si scontra con uno scenario di impoverimento e di crisi economica dell’Occidente, con un mondo che sta cambiando e una geopolitica che sta facendo nascere un progetto alternativo al nostro sia sul piano economico che su quello culturale e militare.

Trump ha iniziato una campagna elettorale anomala non solo perché intrisa di fatti giudiziari, che il tycoon sta cercando di trasformare da ombre a luci di riflettore puntati su di lui e sulla sua famosa acconciatura, ma perché a differenza dell’altra volta ha scelto una terza via, scomparendo anche dai riflettori ufficiali delle convention repubblicane, preferendo cioè che i candidati alternativi a lui nella destra americana si scontrino fra loro e si elidano fra loro mentre lui galoppa fra scintillii di manette e foto segnaletiche che stanno assumendo in America la stessa valenza del Ritratto di Marilyn Monroe nella celebre opera di Andy Warhol che consacrò il pop nell’arte contemporanea.

E’ una partita difficilissima che potrebbe riservare molte sorprese, a partire dalla quinta imputazione che secondo molti osservatori americani sta per arrivare. Ma proprio per la sua unicità ha conferito a Trump un elemento che nella prima sfida, quella vinta contro la ben più difficile avversaria Hillary Clinton, non aveva. Se Biden appare infatti un presidente anziano, Donald che in fatto da anagrafe naviga nelle stesse acque improvvisamente sembra nuovo. E questo perché in America il tema del riscatto è perfino più forte della tradizione che vuole ogni cittadino uguale davanti alla legge. Un principio che le democrazie enunciano ma che da molto tempo non trova riscontro nella realtà, proprio perché una società che sembra andare indietro e le cui aspettative di futuro sono molto distanti dalle promesse che venivano fino a pochi anni fa dalle loro classi dirigenti ha trasformato il senso di uguaglianza e di equità sociale su cui si basano i parametri etici della politica nelle democrazie in uno sfondo adatto alla rivendicazione, alla rabbia e al desiderio di vendetta da parte di ampi strati della popolazione, che cercano nelle figure capaci di sfuggire o di contestare e combattere le maglie del sistema i propri liberatori, nel piccolo di un quotidiano che pesa sulle loro teste tanto quanto il gate di Capitol Hill.

A questo scenario si unisce la guerra in Ucraina. O meglio faremmo a chiamarla la guerra dove si muore in Ucraina ma si combatte per altre ragioni in tutt’altra parte del mondo. Oggi questo conflitto che sembra non avere fine e che mostra la non volontà dell’Occidente di percorrere anche con forza una via diplomatica per trovare la pace e costringere punti da trattare sarà giusto finché volete, ma ha stancato milioni di persone sia in Europa sia in America. Non piace affatto alla gente normale quello che sta succedendo e l’impressione che ci siano grossi gruppi finanziari ed economici che guadagnano dove il resto del mondo soffre rende difficile per Biden, ma anche per i vertici della Commissione europea, continuare in una direzione che non porta né alla pace né alla vittoria, ma che ha creato una frattura in un mondo che stava lentamente tentando di riprendersi dopo la pandemia che ci ha chiusi per due anni nelle case.

E’ da questa parte della scena che dovrebbe entrare da dietro le quinte una sinistra capace di presentarsi al mondo con un linguaggio nuovo, mentre per ora mantiene la vaghezza di un politicamente corretto sempre intriso di moralismo e stupore per nulla, priva invece di parole d’ordine forti su quelli che sono stati per un secolo i suoi temi, dalla povertà proprio a quella guerra che sembra combattere con gioia anziché ripudiare.


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