L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Attualità

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Il futuro politico che arriva già vecchio, stanco e con le batterie scariche.

di Andrea Fiore -


C’è chi li chiama “politici di seconda generazione”. Non perché portino idee fresche, ma perché sembrano le copie giovani dei vecchi leader. Parlano allo stesso modo, usano gli stessi slogan, ripetono lo stesso tono da “adesso vi spiego io”. Bernard Dika e Simone Leoni sono gli esempi più citati: ambiziosi, certo, ma con un linguaggio che sembra uscito da un vecchio archivio. Se fossero una canzone, sarebbero quel ritornello consumato che senti ovunque anche quando non vuoi.

Il dibattito che non cambia niente

Li abbiamo visti uno contro l’altro a 4 di Sera. Molti commentatori lo hanno definito uno spettacolo deprimente: due ragazzi che avrebbero l’età per rompere gli schemi, e invece sembravano due versioni della stessa app. Stessi gesti, stessa postura, stessa retorica.

Qualcuno ha scherzato dicendo che parevano generati dall’intelligenza artificiale, ma senza nemmeno la fantasia dell’algoritmo. Due avatar che parlano in loop, con la stessa voce e lo stesso copione.

E quando si è arrivati ai temi “seri”, come: sicurezza, occupazione e carovita, le risposte non hanno lasciato dubbi… si fa per dire. Frasi generiche, slogan riciclati, promesse che sembravano uscite da un vecchio manuale di comunicazione politica. Nessuna idea nuova, nessuna proposta concreta, solo la sensazione di aver già sentito tutto mille volte.

E intanto la politica resta ferma, bloccata in uno stallo infinito, dove si ripetono sempre le stesse frasi, nello stesso modo, da anni. Cambia il volto, cambia l’età, cambia persino il taglio di capelli. Ma il disco è sempre quello.

Una politica in loop

Il problema non è che parlano come i loro maestri. Il problema è che non se ne accorgono nemmeno. Ripetono slogan come se fossero idee, alzano la voce come se fosse visione, si muovono come se bastasse l’energia a sostituire i contenuti. E noi restiamo davanti allo schermo a guardare un dibattito che sembra una replica automatica, con due avatar che litigano mentre il Paese resta immobile.

Se questa è la nuova generazione, allora la politica italiana non è in ritardo: è in loop. E il futuro, più che una speranza, somiglia a un errore di sistema.

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