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Ponte, partenza: via. Ma dietro l’angolo un nuovo stallo

di Angelo Vitale -


“Il nostro obiettivo è di aprire entro l’estate 2024 i cantieri del Ponte sullo Stretto di Messina. Porterà venti miliardi di valore aggiunto in tutta Italia, farà lavorare le imprese del Paese, creerà 120mila posti di lavoro diretti e indiretti e soprattutto, dopo 50 anni di chiacchiere, sarà un onore per l’ingegneria italiana nel mondo”, diceva giorni fa il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

Oggi l’Avviso di avvio del procedimento indirizzato all’apposizione del vincolo preordinarto all’esproprio e alla dichiarazione di pubblica utilità, che sarà poi sancita con l`approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina da parte del Cipess. La società guidata da Pietro Ciucci conferma la volontà di un ascolto delle comunità coinvolte, affinché tutti gli interessati possano prendere visione della documentazione relativa al Piano espropri, al piano delle particelle sulle quali ricadranno, formulando le loro osservazioni. Allo scopo, saranno aperti due Sportelli informativi a Messina e a Villa San Giovanni. E per 60 giorni, dall’8 aprile, i tecnici della Stretto di Messina saranno disponibili in queste sedi per incontrare i cittadini.

A metà mese, il 16 aprile, è prevista la Conferenza dei servizi fissata il 29 marzo scorso nella sede del ministero a Porta Pia, cui Salvini ha chiamato le amministrazioni statali, le Regioni Calabria e Siciliana, i Comuni, gli enti gestori delle reti infrastrutturali (gas ed energia, per esempio) destinatari delle eventuali interferenze.

Salvini si dice fiducioso che il ritmo imposto all’iter non trovi ostacoli e, per questo, segue con attenzione anche il percorso parallelo che al Mase è stato previsto per la valutazione strategica e dell’impatto ambientale ad opera della commissione Via-Vas guidata da Massimiliano Atelli, impegnata ad esaminare almeno novemila documenti ai quali, fino al 13 aprile, potranno aggiungersene altri, con le osservazioni in arrivo. Deadline dell’organismo presieduto da Atelli, il 24 maggio. Solo dopo questo determinante parere, potrà esserci il via libera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile per aprire la strada al progetto.

Tempi non proprio ampissimi, quindi, per l’opera i cui cantieri Salvini auspica di vedere aperti entro l’estate nelle sue dichiarazioni (il Mit, nelle note ufficiali, utilizza la più cauta espressione “entro l’anno”). Un’iniziativa che continua ad avere, nella sua eco mediatica e nella percezione reale, una doppia lettura, sulla scena nazionale e su quella dell’isola. Se a Roma l’opera viene vista, da un lato positivamente come l’iniziativa che può sgretolare finalmente il gap tra Nord e Sud del Paese e, dall’altro, negativamente e ideologicamente nell’avversione al centrodestra, come uno spreco economico e un danno all’ambiente, la Stretto di Messina spa incontra in Sicilia preoccupazioni e più di una domanda da parte di amministratori locali, cittadini, piccole imprese.

C’è forte attesa, per esempio, per comprendere la portata dell’impatto che il Ponte sullo Stretto con tutti i suoi cantieri avrà sul territorio circa la presenza di migliaia e migliaia di lavoratori. Ci si chiede quale sarà il sistema di accoglienza ad essi destinato e come e quanto ciò trasformerà, in tutto il perimetro dell’iniziativa, l’assetto sociale dei territori.

Da oggi – ma già da settimane è avvertita la spia di un disagio crescente – il tema attuale del dibattito locale diventa quello degli espropri. Si è arrivati a dire di un disagio sociale che potrà sfociare in un dramma, per migliaia di cittadini siciliani. Cambierà la geografia di numerosi abitati e tante piccole e medie imprese, dalle comunità fino alle coste. E per alcuni quella di ricorsi e cause, lunghissime e innestate persino sull’interpretazione del diritto Ue, sarà l’unica strada per provare ad affermare la propria identità.


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