Presentato il documentario “Missione Mozambico 2025”. Sotto quell’albero Almerigo ci aspettava
Nel cuore del Mozambico, tra fango e pioggia tropicale, c’è un albero. Un albero qualunque, se non fosse che lì, da 37 anni, riposa Almerigo Grilz. Giornalista, triestino, idealista, fu il primo reporter italiano a cadere in guerra dopo il dopoguerra. Il 19 maggio 1987 fu ucciso mentre filmava un combattimento. Aveva 34 anni, e la sua morte, per troppo tempo, è stata dimenticata, quasi nascosta. Né medaglie, né targhe, nemmeno nella sua città. Il suo nome era scomodo per la militanza nel Fronte della Gioventù. Per anni, nessuno lo ha voluto ricordare ufficialmente. Eppure, lui aveva detto chiaramente: “Ovunque io muoia, lì voglio essere seppellito. Non voglio tornare indietro.” Così è stato. E quegli amici che non l’hanno mai dimenticato, Fausto Biloslavo e Gian Micalessin, suoi compagni di viaggio e di vita, sono tornati in Mozambico. Nel mezzo della stagione delle piogge, tra fango e difficoltà, hanno ritrovato quell’albero. E hanno posato una targa commemorativa, un piccolo gesto d’amore e giustizia, con il sostegno delle Regioni Lombardia e Friuli Venezia Giulia, e l’impegno di Ignazio La Russa.
Ieri sera, nella Sala Koch del Senato, questo racconto è stato condiviso per la prima volta con un pubblico più ampio, attraverso la proiezione del documentario sulla posa della targa. Un momento intenso, voluto anche grazie a La Russa, che ha anticipato l’uscita del film Albatross, dedicato alla storia di Almerigo e alla fondazione dell’Albatross Press Agency. La Russa ha spiegato così il senso di questa memoria che esce dall’ombra: “Il film prende qualche licenza poetica per adattare la narrazione ai tempi, ma il motivo del ricordo è ormai sempre più condiviso. Qui stasera, con noi, c’è anche il condirettore de Il Fatto Quotidiano: non si tratta di una memoria di parte, ma di una memoria vera e condivisa. Almerigo ha interpretato il ruolo del giornalista di guerra in modo pieno e intenso, andando oltre il semplice raccogliere notizie da un albergo. Ha vissuto e raccontato in prima linea, troppo pericolosamente purtroppo. Ci ha lasciato una traccia importante”.
Presentato in Senato il documentario “Missione Mozambico 2025”, dedicato ad Almerigo Grilz https://t.co/WZ7qYhTQuY via @vocedelpatriota
— 🇮🇹 La Voce del Patriota (@vocedelpatriota) June 26, 2025
La lezione più grande di Almerigo, ha ricordato La Russa, è stata quella di non perdere mai la propria identità, senza però mai modificare l’oggettività di ciò che vedeva, filmava e riportava. Nel corso degli anni, l’impegno di Fausto e Gian è stato incessante. Non solo nel ritrovare e onorare il luogo dove Almerigo scelse di riposare, ma anche nel mantenere viva la sua memoria attraverso il Premio Almerigo Grilz, che riconosce il coraggio e la passione di chi fa giornalismo di guerra con la stessa integrità e tenacia. Il film Albatross, che sarà presentato il 30 giugno a Roma, è il risultato di questo lavoro di recupero e racconto. Non un semplice documentario, ma un’intima testimonianza di un’amicizia, di Almerigo non è stato solo un reporter o un militante. È stato un uomo che ha scelto la verità senza compromessi, e che oggi, grazie a chi non l’ha dimenticato, torna a vivere nella nostra memoria collettiva. Non per dividere, ma per unire. Perché chi muore per raccontare la verità, non muore mai davvero. Sotto quell’albero, Almerigo ci aspettava. Ora possiamo dire di averlo finalmente raggiunto.
a cura di Elia Cevoli
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