Presentato di fronte all’hotel Plaza di Roma il comitato Cittadini per il Sì nel segno di Tortora
Presentato il Comitato Cittadini per il Sì al referendum sulla riforma della giustizia in nome delle vittime degli errori giudiziari, su tutti Enzo Tortora.
“Dove eravamo rimasti?”. Una frase celebre pronunciata da Enzo Tortora quando il noto conduttore ricomparve sui televisori degli italiani dopo il calvario giudiziario a cui era stato ingiustamente sottoposto. Parole che, sebbene non ripetute, sembravano riecheggiare ieri di fronte all’hotel Plaza di via del Corso a Roma. Un luogo simbolo, quello dove Enzo Tortora fu arrestato. Proprio da lì, 40 anni dopo, è stato presentato il comitato Cittadini per il Sì. Presieduto da Francesca Scopelliti, moglie del conduttore di Portobello, in vista della campagna per il referendum sulla riforma della giustizia.
Il comitato Cittadini per il Sì in nome delle vittime degli errori giudiziari
Il comitato ha il suo tratto distintivo proprio nella folta presenza di vittime di errori giudiziari, ovvero della malagiustizia. E i volti di tante persone ingiustamente arrestate, condannate e poi riconosciute innocenti erano presenti sia fisicamente che sulle t-shirt indossate dai promotori di Cittadini per il Sì. Tra questi si annoverano diversi esponenti di Forza Italia, molti dei quali erano ieri di fronte al Plaza. Dunque, dove eravamo rimasti? La risposta è semplice: alla separazione delle carriere. Ma quale è il nesso tra questo punto cruciale della riforma della giustizia e le vittime della malagiustizia? Cosa lega la distinzione tra ruoli, funzioni e percorso professionale tra giudici e pubblici ministeri all’esigenza di intervenire per ridurre gli errori giudiziari?
Il nesso tra riforma e malagiustizia
A spiegarlo è il senatore azzurro Pierantonio Zanettin. “Con un giudice terzo e imparziale, del tutto equidistante da accusa e difesa, si evita un appiattimento sulle tesi dei pm”, spiega. Zanettin sottolinea che questo rappresenta “un elemento di garanzia per il cittadino che viene inquisito e ha bisogno di avere fiducia nel giudice”. Un concetto espresso anche da Francesca Scopelliti. Con indosso una maglietta raffigurante il volto e il nome di Enzo Tortora, ha ribadito che “la separazione delle carriere interrompe il connubio, la complicità, tra pm e giudice”. E ciò rende quest’ultimo “neutrale rispetto alle posizioni dell’accusa e della difesa”.
Le parole di Enzo Tortora
E a sottolineare ulteriormente il concetto sono stati alcuni passaggi di una lettera scritta da Enzo Tortora nel 1985, poco dopo la condanna, e letta dalla moglie. “La giustizia, quella vera, è equilibrio, è rispetto, è osservanza della legge e delle regole”, è scritto nella missiva. Poi, il passaggio più pertinente alla riforma e alla battaglia referendaria: “La giustizia non può vivere dove chi accusa e chi giudica siedono sotto lo stesso tetto, respirano la stessa aria e parlano lo stesso linguaggio”. Parole di estrema attualità, purtroppo.
L’impegno del Comitato Cittadini per il Sì
Perché lo stesso fatto che questi argomenti sono i medesimi di cui si discute oggi, a quarant’anni di distanza dalla vicenda Tortora, dà il polso di come un problema abbia assunto i caratteri dell’emergenza. Di quanto la riforma della giustizia che sarà a breve sottoposta a referendum prenda le mosse da un passato che, con i suoi errori e le sue storture, è ancora più che mai attuale. Proprio per questo, come ricorda la deputata di Forza Italia Cristina Rossello, il referendum “è un momento molto importante nel quale gli elettori sono chiamati a manifestare la loro volontà”. E di manifestarla, è l’auspicio di Francesca Scopelliti, “nella memoria di Enzo Tortora e nel rispetto dello stato di diritto”.
Torna alle notizie in home