Attualità

Filippo presto in Italia, il corpo di Giulia portato in braccio nel canale. La fiaccolata, il dolore, la politica che non riesce ad evitare le polemiche

di Angelo Vitale -


Filippo Turetta, fermato questa mattina in Germania dopo che la sua automobile era rimasta senza benzina sulla corsia di emergenza di un’autostrada, si è visto convalidare l’arresto effettuato dagli agenti della polizia tedesca. Presto il 22enne sarà trasferito in Italia dove lo attende un processo che metterà al centro delle cronache per tanto tempo l’efferatezza della violenta aggressione a Giulia Cecchettin – numerose le coltellate inferte al suo corpo, pare, non lasciato cadere nel canale del lago di Bercis ove è stato ritrovato sabato ma portato a braccio. Un barlume di pietà umana in Filippo, dentro un comportamento che molti indizi stanno disegnando come premeditato: il nastro adesivo portato con sé nell’autovettura, il coltello usato per infliggere violenza a Giulia, le ricerche svolte da tempo sul suo computer per individuare un kit di sopravvivenza che, pensano gli inquirenti, gli fosse utile nelle zone montuose attraversate durante la sua lunga fuga.

Le cronache sembrano riproporre, poi, in questa domenica un déjà vu già verificato in altre, tante e troppe, occasioni di precedenti femminicidi. Una pletora di esperti e sociologi che intervengono sul caso. La fiaccolata che ha riunito a Vigonovo, il paese di Giulia, una comunità affranta. Le autorità locali che promettono l’impegno affinché casi del genere non si ripetano. I familiari di Filippo che non si danno pace, interrogandosi sui perché di comportamenti che mai avevano prefigurato. Quelli della giovane uccisa che provano ad elaborare il loro dolore proponendosi di farsi agenti del cambiamento. La sorella di Giulia, Elena, che in poche ore è diventata sui social il riferimento di migliaia di giovani donne che da tempo hanno visto nel nostro Paese l’amore interpretato dai maschi unicamente come cultura del possesso.

E poi la politica che, al di là dell’auspicabilissima unità di intenti sulle norme da migliorare, aggiornare e per far diventare il rispetto prassi quotidiana nella società, un’opera immane, che sembra ogni volta impossibile, non riesce ad abbandonare la polemica. Una per tutte, la presa di posizione dell’eurodeputata del Pd Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo. Nel suo mirino, la premier Giorgia Meloni e mezzo governo.

“Caro ministro Salvini – ha scritto su Facebook – , non ce ne facciamo niente del tuo post del giorno dopo, caro ministro Valditara, non serve a niente l’ennesimo tavolo, cara ministra Roccella, di un nobile carteggio tra noi, come vede, non ce ne facciamo niente, cara presidente Meloni, senza femminismo il tetto di cristallo rotto diventa solo l’ennesimo paravento. La lotta al femminicidio e alla violenza di genere passano per la realizzazione di una rete articolata di azioni: dal contrasto preventivo, alla ratifica e alla piena applicazione della Convenzione di Istanbul passando per una lotta reale ai modelli patriarcali culturali, sociali ed economici arrivando a rendere obbligatoria l’educazione sessuale e all’affettività nelle scuole, fino a giungere ad una pena giusta per i colpevoli. Non c’è un fattore che serve meno in questa battaglia e mi dispiace dirlo ma piangere il giorno dopo, l’ennesimo, tragico femminicidio sui social serve a poco”.

“Il terreno di questo conflitto -ha aggiunto – si costruisce ogni giorno: impedire che la prima violenza sia quella istituzionale sul corpo delle donne è centrale, così come è centrale uscire dalla trappola della vittimizzazione secondaria. Il sangue di Giulia Cecchettin e delle donne vittime di violenza e femminicidio, non può essere lavato via. Non solo non possiamo restare in silenzio ma ora, oggi, abbiamo il dovere di urlare più forte. Facciamo tutto quel che è necessario. Cambiamo tutto”. Cambiare tutto: ciò in cui non è finora riuscito alcun governo, nemmeno i più recenti a guida Pd.


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