Attualità

Rotta Tunisia

di Maurizio Zoppi -

RENATO SCHIFANI REGIONE SICILIA


Il governatore della Sicilia, Renato Schifani, lancia un monito a Bruxelles e alla Capitale, rispetto a ciò che potrebbe capitare a breve sulle coste siciliane rispetto al traffico dei migranti. “Sono convinto che non appena il tempo migliora si tornerà a una nuova ondata di sbarchi che già era messa nel conto. Per cui, se non si intercetta il problema sul nascere saremo sommersi da queste masse di migranti”. L’ex senatore di Forza Italia sa bene che “i flussi si sono bloccati negli ultimi giorni solo per il maltempo. Ma riprenderanno con intensità nelle prossime settimane. Per limitarli è necessario intervenire sugli Stati di partenza e, tra questi, sulla Tunisia. Solo la garanzia di una sua stabilità istituzionale può permettere il blocco del fenomeno migratorio”. E parla anche della tragica situazione di Lampedusa che proprio Schifani ha visitato qualche settimana fa. “Solo due settimane fa, in poche ore, sono arrivate a Lampedusa 2.600 persone. La Regione ha offerto assistenza anche con coperte e scarpe. Ma l’hotspot attuale non è in grado di far fronte a questi flussi. Siamo alla vigilia di una migrazione in stato di necessità e urgenza”.
Insomma il governatore lancia nuovamente un campanello d’allarme rispetto ad una emergenza che la Sicilia soccombe da anni, mentre Bruxelles continua a fare delle belle dichiarazioni di solidarietà ma sostanzialmente nulla di più. Un dato è certo: l’emergenza immigrazione rappresenta una delle priorità dell’agenda del governo italiano. Lo sguardo è rivolto non solo al presente ma anche alla stagione estiva, con il forte timore che le buone condizioni del mare possano incentivare ancora di più le partenze. Ecco perché, proprio per evitare un’ondata di arrivi sulle nostre coste nei prossimi mesi, l’esecutivo sta studiando le mosse per porre un freno alle partenze allungando la mano a favore della Tunisia. Sullo sfondo resta l’ipotesi dello stato di emergenza. “Ci siamo confrontati con il ministro dell’Interno e ci siamo riservati di valutare una dichiarazione di stato di necessità e di urgenza. Siamo alla vigilia di una dichiarazione di stato di necessità ed emergenza”, ha affermato Schifani.
“Non possiamo affrontare l’emergenza migranti da soli. Siamo troppo piccoli per affrontare un problema di questo tipo da soli – è l’appello lanciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto -. Siamo arrivati a quasi 1000 persone al giorno, rischiamo nei prossimi decenni ad arrivare a chissà quanti. Dobbiamo dare una risposta in Africa, coinvolgendo tutta l’Unione europea, i paesi africani, quelli che vogliono darci una mano per risolvere un problema che non riguarda solo l’Italia ma il futuro dell’Italia, dell’Europa e di questa parte del mondo”.
Il numero degli sbarchi previsti per il 2023 si aggira intorno ai 300-400mila, stando alle stime degli apparati di sicurezza. Numeri che identificano la tematica come una vera e propria emergenza e come tale, pare che il governo Meloni la vuole affrontare. Una via di uscita dal caos della Tunisia, rimpatri più veloci e accordi con i Paesi di origine, stretta sulla protezione speciale, aiuti ai comuni italiani colpiti dal fenomeno con la possibilità di dichiarare proprio lo stato di emergenza. Questo il menù della cabina di regia sui migranti, convocata in questi giorni a Palazzo Chigi. Presenti alla riunione durata un’ora e mezzo: i ministri Piantedosi, Tajani, Salvini, i sottosegretari Mantovano e Fazzolari e i vertici dei Servizi segreti. Oltre alla premier Giorgia Meloni che ha voluto presiederla di persona. E ha chiesto e ottenuto che, d’ora in poi, sia Palazzo Chigi a dare la linea ufficiale.
Nel frattempo la situazione in Tunisia è una bomba sociale ad orologeria. Il costante arretramento democratico degli ultimi anni non ha ripristinato la speranza né allentato le tensioni sui territori. Dal luglio 2021, il presidente Saied ha smantellato metodicamente la tanto combattuta democrazia del Paese. Ha sospeso il Parlamento e ha inviato carri armati dell’esercito per sbarrarne l’accesso, dandosi il potere di governare attraverso ordini esecutivi. Il capro espiatorio degli africani sub-sahariani per tutte le difficoltà della Tunisia non sarà in grado di risolvere la crisi economica del Paese.


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