Economia

Salvi per un Pil, per l’Italia “niente recessione”

di Giovanni Vasso -

STANDARD & POOR'S THE MCGRAW HILL COMPANIES SEDE ITALIA UFFICIO MILANO


Salvi per un Pil, Standard & Poor’s analizza la crescita italiana ed esorcizza (almeno per ora) lo spettro temutissimo della recessione. “Non è il nostro scenario di base”, spiegano dall’agenzia di rating che, intanto, rivede all’1% il tasso di crescita del prodotto interno lordo italiano per il 2023 mentre tratteggia scenari più lenti per l’anno che verrà, quando il Pil non salirà più dello 0,6%. Ma bisogna stare attenti. Perché le insidie sono dietro l’angolo.

Il “problema” dell’economia italiano ha un nome, anzi una sigla: Pnrr. Delizia, perché dal piano nazionale di ripresa e resilienza dipendono opere e infrastrutture che muoveranno, e non poco, le acque dell’economia nazionale. Croce, perché l’Ue non sborsa i denari. E per Standard & Poor’s, che conferma il “ruolo fondamentale per la crescita futura” che giocherà il Pnrr in Italia, è importante che le scadenze siano rispettate e che i fondi vengano elargiti con precisione e puntualità. “Date le dimensioni del piano di ripresa, l’utilizzo anche solo di una parte di questi fondi darebbe un impulso significativo alla crescita – affermano gli analisti dell’agenzia di rating -. Tuttavia, riteniamo che ritardi nei futuri esborsi potrebbero danneggiare la performance economica”. Insomma, l’impasse che tiene inchiodati a Bruxelles i fondi della terza rata va sbloccata al prima possibile. Anche perché, nella beata speranza che la Commissione sbloccasse i soldi della terza rata, intanto è piombata nel dibattito pubblico la questione legata alla quarta.
La questione ritardi, dunque, è di fondamentale importanza. Il ministro Raffaele Fitto, che ha concluso l’ultimo “giro” di consultazioni in cabina di regia mercoledì scorso, ha tirato in ballo il governo Draghi e ha spiegato alle commissioni riunite Bilancio e Politiche Ue di Camera e Senato, che i problemi legati al pagamento della terza e della quarta rata dipendono da scelte assunte proprio dall’esecutivo che ha preceduto quello guidato da Giorgia Meloni: “Le questioni relative alla terza e quarta rata sono esclusivamente questioni collegate alle scelte e alle indicazioni del precedente governo”. Tuttavia, Fitto non vuole rimestare il passato e afferma di voler guardare al futuro: “Piuttosto che venire qui e fare polemica con il precedente governo, stiamo lavorando per trovare soluzioni”. Per le quali occorrerà aspettare ancora un po’ per tradursi in una proposta concreta. Il ministro ha infatti affermato: “La revisione del Piano parte dal RepowerEu.Il lavoro che stiamo svolgendo, e che a breve porterà alla vostra attenzione una proposta concreta che sarà discussa anche all’interno delle commissioni e dell’Aula, pone tra le priorità: quella relativa all’infrastrutturazione, che rafforzi la rete per migliorare la capacità energetica del nostro Paese; e in secondo luogo il tema dell’efficientamento energetico per imprese e famiglie”. Se ne parlerà, con ogni probabilità, dopo le vacanze estive.
Per il momento, però, il governo e (soprattutto) l’economia italiana possono incassare la fiducia che arriva da Standard & Poor’s. Il Pil sale, non ci sarà recessione in nessun caso. Ciò rassicura tutti. Se tutto dovesse andare male, l’Italia non cadrebbe rovinosamente a terra. Anzi. “Anche nel mezzo di un indebolimento del ciclo economico non ci aspettiamo che l’Italia cada in una profonda recessione e le prospettive di medio termine sono più luminose dei precedenti rallentamenti”.
Insomma, la recessione, più che una realtà concreta, per il nostro Paese allo stato attuale è uno spauracchio. E non è una cosa da poco. Anzi. Tutta Europa teme un capitombolo all’indietro. Persino Berlino, anzi la Germania forse più di tutti, è preoccupata dall’incubo di una recessione. Se Berlino piange, Roma non ha proprio nulla da ridere. Certo, come accade da qualche settimana, per la politica (e non solo) è pur sempre una soddisfazione vedere che l’Italia, bistrattata e sottovalutata, si sta rivelando l’underdog dell’economia europea mentre Germania e Francia incespicano e non nascondono più di aver paura dell’immediato futuro. Ma non ci si deve scordare che una parte fondamentale dell’economia italiana, leggi l’industria al Nord, dialoga con le aziende tedesche. Secondo Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo: “Continueremo a essere tra i migliori Paesi europei”. Ma c’è un ma. “ Certamente non ci soddisfa il fatto che la Germania abbia una bassa crescita perché rappresenta il 12% come mercato di sbocco delle nostre esportazioni”. Una quota importante, per non dire imponente. Tuttavia, anche per Intesa Sanpaolo le prospettive italiane sono più che lusinghiere, considerato la difficile congiuntura: “Nel 2023 le prospettiva di crescita globale è al 2,2% e per l’Italia all’1,2%”. Insomma, la crescita del Pil ci sarà e la recessione no. Ma non bisogna cantare vittoria.


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