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Politica

Salvini non alza i toni su Ponte e giustizia: “Servono agli italiani”

Il vicepremier difende le posizioni del governo ma rifiuta lo scontro totale

di Pietro Pertosa -


Il governo non vuole andare allo scontro e Matteo Salvini abbassa i toni su tutto: dal Ponte alla riforma della giustizia. Il vicepremier, che solitamente non tira indietro la gamba e che ha fatto del tackle politico uno dei suoi marchi di fabbrica, preferisce adesso badare alla concretezza. E, soprattutto, a non innescare più polemiche di quante non ce ne siano già. Sui due temi che hanno infiammato la settimana politica e che, di sicuro, ci accompagneranno per ancora molto tempo. Almeno fino a Natale.

Salvini abbassa i toni su Ponte e Giustizia

Intervistato a Radio Anch’io, Salvini ha dribblato ogni tentazione di polemica e ha utilizzato toni soft per commentare le questioni legate alla riforma della giustizia e allo stop al Ponte sullo Stretto. Il leit motiv delle sue parole è uno solo: si tratta di vicende che riguardano tutti gli italiani e non le singole parti politiche. “Il referendum riguarda la riforma della giustizia, gli italiani dovranno dire, votando in primavera, se la giustizia va bene amministrata così come lo è oggi e non va toccato nulla o se la riforma va approvata”. Non accetta di legare alle sorti del referendum quelle del governo né tantomeno le sue: “C’è in ballo il futuro degli italiani e non quello di Salvini”.

“Il ponte serve agli italiani”

Dopo aver “liquidato” la vicenda giustizia, Salvini è tornato su ciò che più gli sta a cuore ossia il futuro del Ponte: “Il ponte non serve a Salvini. Il ponte, dopo decenni di promesse mancate, unisce 5 milioni di italiani che vivono in Sicilia, farà inquinare di meno, invece di metterci tre ore in treno merci o quattro ore in macchina d’estate ci metti 15 minuti e invece di pagare 42 euro in macchina, paghi 7 euro”. Ma non basta: “Costerà 13 miliardi e mezzo, e alcuni cantieri sono molto più costosi del ponte, la Tav, il Brennero, l’alta velocità fra Brescia e Verona-Vicenza, la Roma-Napoli-Bari, il passante di Firenze, la Palermo-Catania-Messina. Quindi il Ponte è meno di un decimo di quello che stiamo giustamente investendo in Italia e avrà ritorni economici pari al doppio”.


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